
Il Raj Mandir di Jaipur, fra i più bei cinema al mondo (foto mia)
Ieri ho aggredito verbalmente tre persone, e alla fine mi sono un po’ vergognato. Chiaro effetto di quel meccanismo perverso che entra in moto quando hai ragione, ma finisci per sentirti in colpa.
Premetto che sono stato al cinema in mezzo mondo: amo il grande schermo e la sala piena di gente. E tutti i paesi sono diversi, vivono l’esperienza in modo differente. Sono stato al bellissimo “>Raj Mandir di Jaipur, in India: là i film sono ‘partecipati’, vissuti e mi sono trovato stipato in una sala piena all’inverosimile, in mezzo a canti e balli.
Sono stato al meraviglioso Castro Theatre di San Francisco, dove la visione di Moulin Rouge è stata accompagnata da pianti, schiamazzi e grida. Avatar invece l’ho visto a Istanbul, con un pubblico rigorosamente silenzioso. E l’ho visto in lingua originale (una visione quindi più civile che in Italia. Il na’vi era sottotitolato in turco, ma vista la qualità dei dialoghi non credo di aver perso molto). Insomma, non sono un talebano della sala silenziosa: ormai ho fatto il callo alle luci dei cellulari e tollero volentieri lo sgranocchiare dei popcorn, anche se non li prendo mai. E anche i commenti bisbigliati piano non mi danno fastidio. E’ il cinema, no?
Ieri sera sono andato con la mia ragazza a vedere un film piuttosto bruttino con Jim Carrey e Ewan McGregor, “Colpo di fulmine – Il mago della truffa“. In originale si intitola “I love you Phillip Morris”: solito colpo di genio dei distributori che hanno confezionato anche un trailer fuorviante che lo spaccia per commedia demenziale, cosa che non è. E per il trailer non ha alcun riferimento al tema dell’omosessualità centrale nel film. Malauguratamente sono finito al multisala perché avevo finito tardi al lavoro e ho deciso di approfittare dei 20 minuti di pubblicità che in questi simpatici posti vengono ‘offerti’ prima dei film. Sala piena, anche troppo (il trailer evidentemente aveva funzionato). Alla mia sinistra c’erano tre tizi tutti stravaccati che se ne sono andati a metà film (“non sapevo fosse un ‘film gay'”, “che schifo”, “ma è tutto così?”, alcune delle profonde frasi che ho dovuto ascoltare). Hanno fatto bene: sostengo il diritto di interrompere la visione di un film che non piace, come di lasciare un libro a metà.
A destra invece c’erano innocui utilizzatori frenetici di cellulare, fortunatamente silenzioso. Dietro a noi – e qui arrivano i guai – tre ventiduenni in carriera (non saprei definiri altrimenti), un ragazzo e due ragazze. Parlavano fra di loro gridando sui titoli di testa. L’abbiamo fatto notare, forse un po’ troppo aggressivi fin da subito. Ma io non sopporto la gente che grida quando non ce n’è bisogno. Non è servito a molto però. Per tutto il film i tre vicini della fila dietro sono andati avanti sbuffando e commentando: “ma quando finisce?”, “ma è tutto così?”, sghignazzando sulle scene drammatiche e facendo commenti ‘sagaci’. Va detto che gran parte della sala rumoreggiava (quel che è peggio, tanti i commenti e le risatine sul tema dell’omosessualità), aumentando la mia irritazione.
“Se non vi piace perché non ve ne andate?” è stato il nostro suggerimento. Nessun effetto. Sui titoli di coda, ancora battute “ma quando finisce?, ma sono infiniti anche i titoli?”. Non ho capito se prendessero in giro noi, ma non ci ho visto più. Non ricordo cosa gli ho urlato e forse è meglio così. Loro sono battuti in ritirata, forse anche un po’ spaventati dalla mia reazione oggettivamente esagerata. “Ma che c’avete novant’anni?” ci hanno urlato. “No, siete voi che ne avete tre”.
Il colmo è che il film era proprio bruttino. Ma se siete le mie vittime e ora state leggendo queste righe, vi chiedo scusa. Anzi, facciamo che vi invito a casa mia a guardarci “Ace ventura l’acchiappanimali” o qualsiasi altro film vogliate (lo portate voi) e tiriamo il pop corn allo schermo come segno di pace.
update (7 aprile): non sono stato l’unico evidentemente a vivere un’esperienza simile. Grandi colpe del trailer, ma i giovani non ne escono granché bene.
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ciao,
ho letto il tuo commento al post sui traduttori. Sono del tutto d’accordo. Ma chi se ne frega se sono pagati poco, che cambino lavoro se non sono soddisfatti. Io ho tradotto un difficilissimo libro dall’americano ( tutto in gergo alpinistico) e mi sono ucciso di fatica per pochi euro, ma stava a me decidere se accettare o meno: io volevo tradurlo per aiutare un amico climber che pur essendo straordinario non ha mai un soldo in tasca. Se dovessi farlo per mestiere a quella cifra… cambierei mestiere.
Sul cinema con i commentatori molesti, da anni vado al primo spettacolo pomeridiano: solo in mezzo alla sala a uno schermo e mezzo di distanza per avere l’angolo milgiore mi godo tutti gli Avatar del mondo come se fossero una proiezione personale. Evviva
Non sono una persona violenta. Io voglio cercare un punto d’incontro con le persone, quando è possibile.
Non voglio distruggere il prossimo, vorrei capire e fargli capire le mie ragioni, quando è possibile. Ma forse, in effetti, è tutto tempo sprecato.
la cosa più tremenda di tutta questa faccenda è che alla fine inviti quei malnati a casa tua. come se in Italia potesse sempre finire a tarallucci e vino! hai avuto ragione a incazzarti, i sensi di colpa servono solo a far rimbalzare le monetine nel porcellino IOR.