Appena rientrato dall’Islanda. Ho camminato 60 chilometri nel popolare (ma duro) trekking fra Landmannalaugar e Thorsmork, ho scattato foto (come quella che trovate qui sopra), ho vissuto un sabato sera a Reykjavik e fatto tante altre belle cose.
Alcuni pensieri sparsi prima di fare un post più organico sull’isola.
1- A tutti quelli che mi hanno chiesto perché ero così abbronzato: se si eccettuano i monti, i ghiacciai e le terre selvagge in genere, in Islanda d’estate non fa – necessariamente – freddo. E ci può essere molto, molto più sole che in Italia, visto che non tramonta mai. Infatti sui banconi dei negozi in bella evidenza c’è la crema solare.
2- Incontrati, fortunatamente, pochissimi italiani (si muovono solo in agosto). Quei pochi che ho incontrato li ho ascoltati – allibito – discutere con passione del tema principe trattato dagli italiani all’estero (anche a giudicare da quello che si scrive su tripadvisor), che siano in un resort sul Mar rosso, in un campeggio in Corsica, in un ristorante di Akureyri: la pasta è scotta, la pizza è troppo alta.
Ma come cavolo vi viene in mente di andare a mangiare la pasta all’estero?? Capisco che ci siano persone meno adattabili, ma la gastronomia locale è uno dei piaceri del viaggio. E comunque non vi potete aspettare di mangiare decente cucina italiana all’estero. Sapete una cosa? Vi meritate di mangiar male.
3- Altro mistero, collegato non direttamente all’Islanda ma alle stranezze degli italiani: perché decine di auto fanno la fila al casello delle autostrade per pagare in contanti? Desiderano il rapporto umano al punto da attendere decine di minuti? Non hanno, non dico una carta di credito, un bancomat per pagare al casello automatico dove la fila non c’è? In Islanda – che, vabbè, è stata vicina alla bancarotta, ma è un altra storia – anche la birra al pub o il giornale si pagano con carta di credito e non si è costretti ad avere portafogli rigonfi di spiccioli.
4- Sono sempre stato un sostenitore della guida Routard che ritengo superiore alla Lonely planet per i viaggiatori indipendenti e più vicina al gusto europeo, oltre che più coinvolgente. Il problema fondamentale è che seguendone le indicazioni si finisce sempre in posti pieni di francesi. Dominati, pieni zeppi di francesi.
5- I francesi. Ecco, con loro non ho mai legato nei miei viaggi, non so perché. Non che ci tenga particolarmente, ma ho conosciuto tanti tedeschi, scandinavi, per non parlare dei più socievoli, gli americani. Con i transalpini, mai scambiato più di due parole, nonostante conosca decentemente il francese. E qui veniamo a un problema di zaini e tende Quechua, quelli prodotti dalla francese decathlon. Non sarebbero male, ma se li usi ti scambiano tutti per francese, anche i francesi (è un po’ come lo zaino invicta per identificare gli italiani).
Poi scoprono che sei italiano e si allontanano rapidamente.
6- Addirittura gli islandesi mi hanno spernacchiato per la figuraccia dell’Italia ai Mondiali.
p.s. dicevo che i prodotti Quechua non sono male, ma la nuova tenda si è strappata la seconda sera di trekking. Per fortuna solo nella zanzariera, ma le maledizioni che gli ho tirato…