Kakunodate, la città dei samurai

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Visitare la gola di Dakigaeri e il quartiere dei samurai di Kakunodate, nel Tohoku, il nord est del Giappone

Il tempo scorre lentamente a Kakunodate, la città dei samurai dove abitarono fino a 80 famiglie di discendenza guerriera. Tutto ricorda i samurai e nelle sue case le armature, le spade affilatissime e antichi stendardi testimoniano questa tradizione. Ma negli ultimi secoli, quantomeno dal 1620 quando il castello fu demolito e la città spostata a valle dal signore locale Ashina Yoshikatsu, non è mai stato davvero un posto di gente armata fino ai denti, dove le lame sibilavano nell’aria. Era ormai iniziato il periodo Edo, il Paese stava entrando in un lungo periodo di pace (e anche di leggi severe) e il turbolento nord-est dove a lungo avevano combattuto i samurai era diventato un posto tranquillo. Almeno fino alle turbolenze dell’Ottocento e della restaurazione Meiji, ma questa è un’altra storia.

Visitare Kakunodate, una casa di samurai
L’ingresso di una delle case samurai (foto di Patrick Colgan, 2018)

I guerrieri divennero col tempo una classe privilegiata di funzionari, contabili, studiosi, quelli di classe inferiore addirittura artigiani di kabazaiku, l’arte locale di lavorare la corteccia di ciliegio. Le loro case, oggi lo testimoniano: accanto all’armatura della famiglia si accumularono libri e opere d’arte, oltre agli oggetti tipici di altri mestieri. Quando il Paese si aprì all’occidente arrivarono grammofoni e altri oggetti della modernità. Molti avevano infatti mantenuto posizioni di prestigio.

Il quartiere samurai di Kakunodate
Il quartiere samurai di Kakunodate (foto di Gianni Mezzadri, 2018)
Una casa nel quartiere samurai di Kakunodate
Una casa nel quartiere samurai di Kakunodate (foto di Gianni Mezzadri, 2018)

Kakunodate, cittadina nella prefettura di Akita, nel nord-est del Giappone, racconta questa storia e molte altre. Lungo una larga, quieta strada larga quindici e lunga circa ottocento metri si allineano case, giardini e alberi di ciliegio che parlano di vite e secoli passati. Le case sono cambiate poco e gli alberi, centinaia di alberi di ciliegio, molti plurisecolari, sono testimoni viventi di tutto questo arco di tempo. I loro fiori delicati continuano a segnare il passare delle stagioni in città e sul lungofiume. Si dice che i primi siano stati piantati 350 anni fa da una principessa giunta da Kyoto (la moglie di Satake Yoshiaki). Altre centinaia seguirono poi in periodi differenti, oggi sono oltre 400.

Il quartiere dei samurai di Kakunodate
Il quartiere dei samurai di Kakunodate (foto di Patrick Colgan, 2018)

La gola di Dakigaeri

Prima di arrivare a Kakunodate alla fine di ottobre siamo andati a cercare i colori autunnali. Nel nord del Giappone arrivano prima che in altre zone del Paese, anche se non così presto e per tutto il viaggio siamo stati accompagnati da boschi che stavano cominciando a tingersi di giallo e rosso. A macchie, nel verde del Tohoku.  Un luogo famoso, fra Akita e Kakunodate, è la gola di Dakigaeri. Niente di particolarmente spettacolare, il contesto assomiglia a quello dei nostri appennini, ma con una breve passeggiata fra gli alberi si arriva all’aggraziata, luminosa cascata di Mikaeri.

La cascata di Mikaeri (foto di Gianni Mezzadri, 2018)
La cascata di Mikaeri (foto di Gianni Mezzadri, 2018)

Il quartiere dei samurai

Non so come sia in primavera, quando le case dei samurai vengono nascoste dalle nuvole bianche e rosa dei ciliegi e il paese è al massimo della sua stagione turistica. Noi visitiamo Kakunodate sotto una pioggerella fine. In giro ci sono solo sparuti gruppi di turisti giapponesi, nessun occidentale a regalare la suggestione che il posto sia un segreto ben custodito. In realtà Kakunodate è famosa: è solo fuori mano rispetto alla maggior parte degli itinerari e questo aiuta a preservare per gran parte dell’anno la sua atmosfera antica e un po’ sognante.

La casa Aoyagi, a Kakunodate
La casa Aoyagi, a Kakunodate (foto di Gianni Mezzadri, 2018)
Un dettaglio della casa di Ishiguro, Kakunodate
Un dettaglio della casa di Ishiguro, Kakunodate (Foto di Patrick Colgan, 2018)

La disposizione delle case della parte storica di Kakunodate è ancora quella del periodo Edo. Nel quartiere dei samurai, buke yashiki, l’unico peccato è che la strada sia asfaltata. Altrimenti l’illusione di camminare in una stampa ukiyo-e sarebbe perfetta. L’atmosfera è più intensa e raccolta che nel quartiere dei samurai di Kanazawa, forse il più celebre del Paese e ha una maggiore coesione, non c’è nulla fuori posto. Le case hanno il loro giardino cinto da un muro e anche quelle moderne hanno mantenuto le linee e i colori scuri delle architetture più antiche.

Le case dei samurai

Sono sei le case che si possono visitare almeno in parte. Anche se non è particolarmente ricca o imponente, una delle più belle ed emozionanti è la casa di Ishiguro dove vivono ancora dei discendenti della famiglia. Sono loro stessi a fare da guida ai visitatori tutto l’anno, anche in inglese. E sono loro a mostrarne i dettagli, come le ombre proiettate dalle tartarughe intagliate sulle pareti (portano fortuna) o i tesori della famiglia che tramandano la tradizione guerriera (gli Ishiguro furono tesorieri e contabili del clan Satake che dominava l’area).

Casa Ishiguro, Kakunodate
Un’armatura nella casa di Aoyagi. E un antico stendardo del periodo Kamakura (Foto di Patrick Colgan, 2018)

Anche se risale al 1891, in piena epoca Meiji, la casa Kawarada mantiene sia nell’edificio che nel suo giardino di muschio uno stile identico a quello delle case del periodo Edo. Come altre case, si visita solo esternamente, ma in maniera gratuita (ed è chiusa nei mesi invernali).

Un irori (braciere) nella casa Ishiguro
Un irori (braciere) nella casa Ishiguro (foto di Patrick Colgan, 2018)

Più grande la casa Aoyagi, risalente all’800 e trasformata in un vero e proprio Museo dei samurai, con sei edifici espositivi. Si entra la grande porta Yakuimon, del 1860, molto più decorata rispetto ad altre della zona su concessione del signore feudale (l’importanza delle porte era rigidamente regolata). Un viaggio nel tempo fra vecchie foto, armi  che coprono il periodo fra il quindicesimo e il diciannovesimo secolo, e un famoso libro di anatomia olandese illustrato da Odano Naotake, un membro della famiglia.  Una parte è dedicata invece agli oggetti della modernità, arrivati nel periodo Meiji.

C’è anche spazio per qualche sorriso e per tornare bambini per qualche minuto: nelle varie sale si possono provare a sollevare spade e alabarde, nonché indossare la replica di un elmo da samurai. E, su prenotazione, ci si può anche vestire da samurai.

Serve una spada?
Serve una spada? (foto di Patrick Colgan, 2018)

Kakunodate non ha solo le case dei samurai, ma più a sud anche un quartiere di edifici dei mercanti. Qui si trova Ando, antica rivendita di miso che continua la tradizione in una bellissima casa.

⇒⇒ Interessano i samurai? Un altra cittadina con case di samurai è Kitsuki, in Kyushu

Come arrivare a Kakunodate

Kakunodate è una tappa ideale nell’arco di un viaggio nel Tohoku. Noi l’abbiamo inserita come prima tappa del nostro itinerario nel Tohoku, dopo essere atterrati ad Akita e aver preso un’auto a noleggio. Se si ha il Japan Rail Pass si può visitare Kakunodate anche in giornata (un po’ estremo però). Si trova infatti sulla linea Shinkansen e si raggiunge in poco più di tre ore. I treni sono fequenti.

La distanza è invece la metà da Sendai. Dalla stazione (davanti c’è un ufficio di informazioni turistiche), si arriva in un quarto d’ora di passeggiata al quartiere dei samurai. Lo stesso, più o meno, ci si mette per raggiungere il quartiere dei mercanti. Poco distante dalle case dei samurai c’è anche il lungofiume, bordato di ciliegi piangenti.

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