Tokyo, due passi fra i vicoli di Kagurazaka

di Patrick Colgan

Un quartiere diverso da tutti gli altri nella capitale giapponese, permeato di tradizione e influenze europee: un giro a Kagurazaka

Com’è Tokyo?  Se New York è una mela, allora Tokyo è un melograno.  Perché?  Perché snocciola chicchi d’un rosso succoso a ogni cambio della metro. Tanti piccoli semi, ognuno con una forma simile eppure distinta, incastrati tra branchie di legno. Sono città nella città, collegate da una lunga collana di rotaie. Basta spaccare il guscio per scoprirle, una a una, separate da invisibili linee di confine.  (da Tokyo Orizzontale, di Laura Imai Messina)

Tokyo è un melograno. E’ vero. Più che in altre metropoli quelli che noi chiamiamo quartieri sembrano a volte città a sé, anzi piccoli paesi, uniti e allo stesso tempo separati da quelli vicini. A volte le distanze percorse in metropolitana sembrano ingigantirsi e si fa fatica a riconoscere la stessa città. Tokyo è proprio così, unica e frammentata.

Fai una prova, sali sul treno della linea Tozai a Nakano o alla stazione centrale di Tokyo e scendi a Iidabashi o a Kagurazaka per sentirti un po’ spaesato. E’ un quartiere piccolo e strano, dove si respira un’atmosfera di altri tempi, antica, intensamente esotica – per i giapponesi è uno dei pochi angoli rimasti della vecchia Tokyo – e allo stesso tempo familiare per noi europei. Come quando si trova una citazione di musica classica o di un brano jazz in un romanzo di Haruki Murakami.

E’ uno degli aspetti che dà a questo posto un fascino tutto particolare. Qui, infatti, accanto a ristoranti tradizionali nascosti nei vicoli (detti kakurenbo yokocho, vicoli dove si gioca a nascondino), ci sono locali italiani e francesi, che storicamente sono presenti in un buon numero in questo quartiere anche per la vicinanza all’istituto Franco-Giapponese. Basta guardare i nomi dei locali che le hanno fruttato il nome, un po’ esagerato, di ‘piccola Parigi’: Le clos Montmartre, Le Bretagne, Café Canal…

Kagurazaka, fra passato e presente

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Kagurazaka e Ushigome, di Utagawa Hiroshige, 1840 (da Wikimedia commons )

L’itinerario classico prevede di scendere alla stazione di Kagurazaka e imboccare Kagurazaka dori, una strada di circa mezzo chilometro in discesa che attraversa tutto il quartiere. Al primo semaforo, girando a sinistra ci si infila fra le viuzze strette e tranquille, quasi sonnolente. Qui in alcune non passano le auto, al massimo le bici, se si hanno gambe forti, che non si affaticano sui saliscendi. Perché qui si sale e si scende. A piedi si passeggia benissimo, come se si fosse in una cittadina di provincia. I rumori e la folla della metropoli qui sembrano lontani, appartenenti non solo a un altro luogo, ma a un’altra epoca.

Una zona insolita di Tokyo: Kagurazaka dori
Una zona insolita di Tokyo: Kagurazaka dori (foto di Patrick Colgan, 2013)
Le viuzze di Kagurazaka
Le viuzze di Kagurazaka (foto di Patrick Colgan, 2014)
Le viuzze di Kagurazaka , Tokyo
Le viuzze di Kagurazaka (foto di Patrick Colgan, 2014)
Momento di studio della mappa di Kagurazaka
Momento di studio delle mappe del quartiere, un po’ intricato

E’ qui che fra le case di stampo classico (è bello provare a curiosare oltre i muri, dentro i giardini) si trovano boulangerie francesi, caffè – c’è addirittura una formaggeria – ristorantini ed enoteche. E poi molti localini, alcuni dei quali minuscoli e la maggior parte dei quali senza insegna. Kagurazaka è infatti famosa anche per i drink e per i cocktail bar, quel tipo di locale che gli americani chiamano speakeasy, nome che ricorda le rivendite clandestine di alcolici durante il probizionismo. Alcuni sono piccolissimi, altri nascosti e senza insegna.

E’ una tradizione antica, che continua a vivere, perché questo, appena fuori delle mura del castello di Edo, era storicamente uno dei quartieri raffinati e della cultura, ma anche dei divertimenti, dove si beveva e si veniva allietati dalle geisha nelle sale da tè. Nel 1930, periodo d’oro per il quartiere, erano ben 600 a esibirsi in queste case alcune delle quali ancora aperte (ma in genere si accede solo su invito di un cliente abituale). Le stesse geisha alle volte si esibiscono nei ryotei, ristoranti tradizionali che servono costosa cucina kaiseki.

La foto con le geisha
La foto con le geisha

E infatti Kagurazaka è anche uno dei pochi posti dove a Tokyo si possono incontrare le maiko e le geisha. Ma bisogna avere molta fortuna. A me è capitato di incontrare a gennaio il gruppo che – una volta all’anno – va a portare gli auguri al centro di cultura di Kagurazaka. Ero accompagnato da due amiche, Tomomi e Haruka che sono riuscite addirittura a farmi fare una foto con due di loro, che sembrano sempre così inavvicinabili.

I templi di Kagurazaka

Un particolare del tempio Zenkoku-ji (foto di Patrick Colgan, 2014)
Un particolare del tempio Zenkoku-ji (foto di Patrick Colgan, 2014)
Davanti allo Zenkoku-ji
Davanti allo Zenkoku-ji

Lungo il percorso si incontrano le linee moderne del santuario scintoista Akagi-jinja – recentemente rifatto dall’architetto Kengo Kuma – e il breve itinerario si conclude infine al Zenkoku-ji. E’ il tempio buddista più famoso della zona. Fu costruito originariamente nel 1595 per venerare la figura del dio della Guerra Bishamonten, ma fu spostato a Kagurazaka nel 1972. La venerazione ha quindi più di 400 anni di storia anche se non sullo stesso sito. Nel 1945 – come molti monumenti giapponesi – fu distrutto dai bombardamenti americani e ricostruito poco dopo.

Nel quartiere, più che come Zenkoku-ji è noto come Bishamonten. Qui si può prendere per pochi yen la o-mikuji, preghiera con una predizione per il futuro come in tutti i templi e santuari giapponesi. Sono anche tradotte in inglese, cosa che non si trova spesso. Se il responso è negativo, la sfortuna va ‘lasciata al tempio’ – non vorrete portarvela a casa? – annodandola nell’area riservata (vedrete tanti bigliettini annodati in questo modo).

Ora si può scendere verso il canale, prima di riprendere la metro da Iidabashi e prendere un caffè (o cenare, dopo le 5) al Cafe Canal, che offre un piacevole panorama e, perché no, noleggiare una barca per fare un giro sull’acqua. Il caos di Shibuya e Shinjuku sono davvero lontanissimi.

Festival ed eventi a Kagurazaka

  • L’Awa Odori  di Kagurazaka si tiene il quarto venerdì e sabato di luglio. Prevede danze tradizionali (e musica) in costume in strada.
  • Kagurazaka è un posto splendido dove vedere la fioritura dei ciliegi a Tokyo, in particolare lungo il canale.

Per continuare a leggere

Dove mangiare a Kagurazaka

Lista di ristoranti a Kagurazaka (in inglese), da Bento.com

Una vetrina a Kagurazaka
Una vetrina a Kagurazaka (foto di Patrick Colgan, 2013)
Kagurazaka (foto di Patrick Colgan, 2013)
Kagurazaka (foto di Patrick Colgan, 2013)
Kagurazaka, il tempio Zenkoku-ji
Kagurazaka, il tempio Zenkoku-ji (foto di Patrick Colgan, 2014)

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12 Commenti

Junko Dicembre 6, 2014 - 10:26 pm

I quei vicoli mi fanno pensare dei calli di Venezia. Una grande differenza è che tutto è pulito a Kagurazaka! Non sono mai stata lì anche se sono cresciuta vicino a Tokyo. Vado in Giappone al prossimo marzo. Spero di andarci.

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patrick Dicembre 23, 2014 - 2:15 pm

E’ davvero uno strano quartiere, in qualche modo non sembra di essere a Tokyo! :)

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ilpadiglionedoro Dicembre 3, 2014 - 8:55 am

L’ha ribloggato su Il padiglione d'oroe ha commentato:
Per scoprire un angolo suggestivo di Tokyo, guidati da Patrick (sperando di scoprirlo di persona, prima o poi).
I vicoli di Kagurazaka.

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Dani Dicembre 1, 2014 - 7:18 pm

Alla Fine Tokyo io la conosco poco… ci hai regalato una bella passeggiata a Kagurazaka , dalla metà di marzo ci faremo un mese nel sol levante, andremo per l’hanam e mi piacerebbe andarci …sai quale è il guaio di Tokyo? che quando andiamo abbiamo un sacco di amici che ci portano in qua e là e raramente riesco a sganciarmi…ma spero di regalarmi una sosta in una formaggeria sopratutto se ci vado dopo almeno un paio di settimane di permanenza nipponica ;) …

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patrick Dicembre 1, 2014 - 7:21 pm

Eh anche io ho tanti amici. E l’ultima volta abbiamo scelto di andare proprio lì, anche se c’ero già stato perché il quartiere mi era piaciuto molto! E’ stato davvero divertente… :)

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simona sacri Dicembre 1, 2014 - 3:32 pm

Ma quanto é vero… Tokyo è un melograno.
Io ne ho “assaggiato” soltanto qualche chicco e posso dire che é così, una città, cento identità.
Ed é per questo, nella mia piccola esperienza giapponese, che mi sento di dire che é la città tra quelle visitate che mi ha più colpita.
Come sempre Patrick il tuo modo di raccontare il Giappone é speciale…

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patrick Dicembre 1, 2014 - 5:44 pm

Sì credo che quella citazione da Tokyo Orizzontale fosse perfetta….
e grazie! :)

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