Seduti in plaza Martì, a guardare la vita che scorre.
Una piazza luminosa, un grande albero, la vita che scorre lenta tutt’intorno. Quando penso a Remedios penso con nostalgia a uno dei momenti più banali e belli allo stesso tempo della mia estate cubana, tornano in mente alcune di quelle immagini semplici in grado di riassumere un viaggio, di raccontarlo in pochi fotogrammi. Ricordo un pomeriggio sonnolento e assolato, con l’umidità caraibica che ti si appiccica addosso e ti strizza le gambe, mentre in testa ho ancora affastellate le immagini del mare turchese appena lasciato alle spalle. San Juan de Remedios è una piccola città nel centro di Cuba a metà strada fra Santa Clara e Caibarièn, la porta d’accesso alle spiagge di Cayo Santa Maria e Cayo Las Brujas. E’ famosa per le parrandas, festa che si tiene ogni anno dal 16 al 26 dicembre e che è fra le più antiche e popolari di Cuba. Ma negli altri periodi dell’anno non sono tanti a fermarsi qua. Oggi, poi, non c’è nessuno, forse anche perché oggi la famosa Iglesia Mayor, con i suoi 13 altari dorati, è chiusa. Plaza Martì è però davvero molto bella. E’ circondata da case coloniali, portici eleganti e tinte pastello, colori che brillano come in un western degli anni ’50. E’ chiusa, ma da molti anni, anche l’altra chiesa che si affaccia sulla piazza (l’unica, a Cuba, con due chiese) quella del Cristo del buen viaje.
Tutta quella luce accecante e svanisce di colpo quando sotto un portico si apre la porta di una casa particular che lavora anche come paladar, un ristorante gestito da una famiglia privata. L’interno è immerso in un’ombra profonda: ci sono enormi stanze fresche, mobili antichi su di un pavimento a scacchi, quadri con Cristo sofferente, un giardino pieno di piante, il sorriso di una ragazza. Ci siamo solo noi e viene da pensare che forse non si vedono clienti da giorni.
Alla Paloma ci viene servito un pranzo di quelli che a Cuba ti fanno sentire in colpa. Solo per noi due viene imbandita una tavola regale, con splendidi piatti e posate. I migliori frijoles neri assaggiati sull’isola vengono serviti in un elegante zuppiera. E poi, lentamente, arrivano riso, carne, pesce, il dolce. Provo un sentimento ambivalente in questo luogo meraviglioso. A Cuba tutto quello che offre l’isola e che i cubani non possono avere viene offerto al turista, allo straniero, spesso in quantità esagerate, sproporzionate, incongrue: alcol, carne, aragoste, sigari. Sì, anche le donne a volte si offrono agli stranieri, si sa. Come ci immaginano? Distruttori ricchi e voraci, insaziabili. E poco più che ombre come nei libri di Pedro Juan Gutiérrez. O forse, impegnati a ‘tirare avanti’ i cubani non se ne curano nemmeno davvero, è solo lavoro e, anzi ci guardano con curiosità. O invidia. Ma è proprio in questi posti, nei paladar e nelle case particular, che si possono avere momenti di verità, di sincerità, che a Cuba non sono poi così frequenti: stranieri e cubani, per legge, in teoria non dovrebbero nemmeno parlare fra di loro. Questi pensieri però non mi tormentano a lungo ora, avranno tempo di tornare lungo tutto il viaggio. Ora vorrei soltanto che questo pranzo, in questa ombra silenziosa, durasse all’infinito.
Quando usciamo la luce del pomeriggio cubano dà quasi fastidio agli occhi e scegliamo semplicemente di sederci su una panchina. Una cosa che non sarebbe così facile in altri luoghi di Cuba. Ma qui nessuno sembra curarsi di noi, e guardiamo semplicemente la vita che scorre con un ritmo ipnotico.
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Remedios, Cuba (foto di Patrick Colgan

Calesse e ciclotaxi a Remedios, la varietà di mezzi di trasporto sulle strade cubane è impressionante (foto di Patrick Colgan, 2013)
9 Commenti
Che bella atmosfera *_* nel mio itinerario Remedios…c’è!
Davvero bella e ancora non rovinata dal troppo turismo.
Probabilmente inseriremo anche noi Remedios nel nostro percorso.
Chissà che non mangeremo nella stessa fresca oasi d’ombra.
Ciao Patrick
ho amato Remedios, tanto che ci siamo stati 3 notti…
piccola cittadina fuori da mete turistiche di massa, dove è ancora possibile trovare i “veri” cubani, frequentare una vera “casa della trova” las Leyendas, dove la festa e il ballo ci sono solo di sabato, perché gli altri giorni si lavora…
bell’articolo e belle foto
vedo ora che non ti ho mai risposto, ma il tuo commento mi aveva fatto moltissimo piacere. Grazie!