Se non provi a fare una cosa, non saprai mai se è davvero impossibile
Quando chiude gli occhi la sera nella sua tenda, sono convinto che gli appaiano volti e luoghi, quelli che ha visto, calpestato o solo sfiorato negli ultimi dieci anni. Come in un caleidoscopio il tempo non esiste più, le immagini non hanno più un ordine e si incastrano fra di loro, sembra una cascata: una cosa si trasforma nell’altra e Keiichi rivede asfalto, tanto asfalto e poi polvere, alberi, quindi improvvisamente è circondato d’acqua e infine compaiono i volti. Rivede i pescatori che lo guardano con sorpresa mentre rema nel Gange, si rivede circondato di ulivi in Puglia con la schiena a pezzi e la paura di non alzarsi più e una ragazza del suo Paese che gli porta da mangiare. Rivede un uomo in un vicolo buio di Delhi che gli punta contro un coltello, rivede le cime dell’Himalaya dalla vetta dell’Everest. Sembrano dei denti minacciosi, da lì, sembrano volerlo divorare, ma a lui in quel momento non fanno paura, pensa solo a dove andrà dopo. Come quel giorno di sette anni fa gli manca il respiro.