Mille gradini per salire fra templi aggrappati alla montagna nel nord del Giappone (ne vale la pena): il tempio Yamadera (o ‘i templi’)
Difficile mostrare, raccontare lo Yamadera con le fotografie che riescono solo a coglierne prospettive, dettagli. Questo complesso di templi in cima a una rupe nel cuore del Tohoku, nel nord del Giappone fra Sendai e Yamagata, è qualcosa di più simile a un percorso, un viaggio che va oltre i mille gradini da scalare per raggiungere la vetta. Io non lo avevo capito leggendone, forse superficialmente, le descrizioni e guardando molteplici versioni della stessa, spettacolare foto: un tempietto su uno sperone di roccia, con lo sfondo di montagne e una profonda valle che sembra essere così vicina all’idea di un paesaggio giapponese da apparire di fantasia. Un quadretto, poco di più.
Ma il panorama è solo uno dei doni dello Yamadera, un posto di una bellezza straordinaria ma fuori dai principali itinerari turistici. E che non sta in una sola inquadratura.
Yamadera (山寺) significa ‘templi della montagna’, ma il vero nome di questo complesso religioso è Risshaku-ji. Come i templi di Hiraizumi fu fondato nell’860 dal monaco Ennin: era un tempio della setta buddhista Tendai, dipendente dall’Enryakuji del monte Hiei, vicino a Kyoto. Il complesso ospitò, in alcuni momenti della sua storia centinaia di monaci e anche mille persone. Distrutto all’inizio del sedicesimo secolo, fu subito ricostruito e la maggior parte degli edifici visibili oggi sono del periodo Edo (1600-1868). Ma la fiamma che brucia nell’edificio principale, il Konpon-chudo, alla base della salita, secondo la tradizione è ancora quella che venne portata dal monte Hiei quasi 1200 anni fa e che arde da allora.
Questa è la storia, in breve. Ma non c’è bisogno di conoscerne i dettagli per immergersi nella magia di questo luogo. Salite piano, ci vuole mezz’ora ma non correte. Varcata la porta Sanmon, alla base, non serve altro che aprire gli occhi e lasciar viaggiare l’immaginazione per ammirare le antiche pietre coperte di muschio che sorgono accanto ai gradini nel bosco, le piccole statue di Jizo nascoste fra la vegetazione che parlano di tempi lontani, le impressionanti rupi che dominano il sentiero, come quella, vicino alla cima, che si dice abbia una cavità simile alla forma di Buddha, Mida Hora. I pellegrini lasciano qui monete, offerte e bastoni con una Jizo Guruma, una ruota (se ne trovano anche in pietra al di fuori dei templi) che serve, in sintesi, a pregare per questa vita o per quella successiva.

Qui però la cosa più importante è cogliere la bellezza del luogo e provare un trasporto che sarà probabilmente simile a quello di chi ci ha preceduti. Salire una montagna, del resto, è il modo più semplice per avvicinarsi al cielo.
Il luogo è probabilmente cambiato nel tempo, ma posso provare a vederlo, o ascoltarlo, assieme Basho che quasi quattro secoli fa racchiuse l’essenza dello Yamadera in questi versi.
Il silenzio –
penetra nella roccia
un canto di cicale.
Salendo, una volta oltrepassata la grande porta Nyomon gli edifici religiosi si moltiplicano, alcuni sono incastonati nella roccia. E compaiono in alto, su una pietra, anche due degli edifici più famosi, quelli viste in innumerevoli foto: il Kaisando, dedicato al fondatore del tempio, e il piccolo Nokyodo, utilizzato per la copiatura dei sutra. Da alcune prospettive sembrano sospesi nel vuoto, sopra la valle. Poco sopra il panorama si può apprezzare anche dalla piattaforma del Godaido prima di arrivare all’ultimo tempio, l’Oku-no-in (dal quale, però, non c’è alcun panorama).
Mangiare vicino allo Yamadera: le specialità
Alla base del tempio ci sono numerosi negozi di souvenir per i pellegrini e piccoli ristoranti di soba, qui servita con sansai, verdure di montagna, deliziose anche in versione tempura. Noi abbiamo scelto Takifudouki soba, ottimo, piccolo ristorante con una bella vista sul fiume, ma c’è solo l’imbarazzo della scelta. Noi comunque abbiamo ricordato questo pasto come uno dei migliori del Tohoku.
Come arrivare, come orientarsi
La stazione di Yamadera è raggiungibile da Sendai (un’ora) o da Yamagata (venti minuti) con frequenti treni JR (quindi inclusi nel JR pass). Da lì sono pochi minuti. Da Tokyo conviene passare via Sendai (che può essere una buona base per visitare anche Matsushima). L’ingresso allo Yamadera costa 300 yen. C’è anche una sala del tesoro, alla base, il cui ingresso costa 200 yen. Qui trovate una mappa dei vari templi e siti dello Yamadera (in inglese).
Noi non siamo arrivati in treno, ma in auto. Ci sono parcheggi a pagamento (poche centinaia di yen), diversi dei quali sono gestiti dai vicini negozi.
Dove dormire
Pensavo che in zona ci fossero un sacco di ryokan e begli alloggi in stile tradizionale. Invece no, non ho trovato quasi nulla (o non ho cercato bene). Ci sono però belle località termali a poche decine di chilometri di distanza. La più vicina è Tendo onsen che però mi pareva però poco affascinante.
Forse il posto più bello vicino allo Yamadera è Ginzan onsen, località termale a soli 35 chilometri di distanza, famosa per i suoi incredibili alberghi in legno dell’inizio del ‘900 (si raggiunge in treno da Oshida, con mezz’ora di bus, al termine di una strada molto tortuosa). Purtroppo era però al completo. Così abbiamo scelto di alloggiare nelll’altrettanto vicina Zao onsen (in questo ottimo albergo).
Ovviamente da qui si può anche tornare a Sendai o Yamagata facilmente.
Quando andare allo Yamadera
Si può visitare lo Yamadera tutto l’anno: è sempre aperto dalle 8 alle 17. D’inverno è particolarmente affascinante, ma dovrete fare attenzione al ghiaccio sui gradini (portatevi calzature adeguate). D’estate il caldo può sfiancare, specie quando si esce dall’ombra del bosco. In autunno la zona è famosa per il foliage.
Per continuare a leggere
- L’itinerario del mio viaggio nel Tohoku
- Anche Acchikocchi ha un bel post dedicato allo Yamadera