Le memorie più vivide del mio viaggio in India: la processione dell’Ashura a Jaipur
Partii per l’India da solo, a metà gennaio. Un buon mese per visitare il Paese, anche perché i viaggiatori e i turisti sono pochi. Non mi era mai capitato prima nei miei viaggi, ma quella volta ebbi un momento di paura, quasi di panico. L’annuncio del comandante che stavamo sorvolando Delhi mi risvegliò come da un sogno. Guardai fuori dal finestrino e vidi un immenso mare di luci. Mi guardai attorno e vidi solo indiani intorno a me. E improvvisamente provai un senso di vuoto e di smarrimento. Non avevo idea di cosa mi attendesse in questo enorme Paese.
L’India, lo dicono in molti, resta nel cuore, negli occhi, nella testa. E’ un Paese che assale tutti i sensi, sconvolge, lusinga, atterrisce. E’ quasi banale dirlo. I ricordi di quella quindicina di giorni sono densissimi. Ricordo pochi viaggi allo stesso tempo così ‘pieni’ di tutto: vita, morte, bellezza, orrore, piacere, pericolo. Potrei continuare con gli opposti, ma di India hanno scritto in tanti e meglio di me. Io mi baso su appena 15 giorni di viaggio in solitaria. Però se siete in partenza per l’India vi do un consiglio su un evento al quale vale la pena assistere. Ed è un consiglio che naturalmente vale anche per i prossimi anni. Fra l’altro in italiano praticamente non ci sono informazioni su questo evento. Fra pochi giorni, il 24 novembre si celebra l’Ashura, importante ricorrenza per i musulmani sciiti. Si celebra il decimo giorno del mese di Muharram che cambia ogni anno come il calendario musulmano. In questa data gli sciiti ricordano il martirio di Hussein, il nipote del Profeta. E’ una ricorrenza piena di dolore e viene celebrata con processioni anche cupe, con autoflagellazioni e grida.
La processione dell’Ashura a Jaipur
A Jaipur – la città rosa, gioiello del Rajasthan – la mia esperienza è un po’ diversa. Qui la processione (o semplicemente di ‘Muharram’) dei fefeli musulmani sciiti si celebra – a quanto ho capito grazie anche all’aiuto dello staff di Jaipurpinkcity – in maniera diversa e quasi festosa il giorno dopo l’Ashura, quest’anno (2013) il 25 novembre. Quel giorno del 2008 mi ritrovai in una moltitudine inaspettata. Chi non conosce l’India forse ignora quanti siano i musulmani (a Jaipur, tre milioni di abitanti, sono il 14%). Mi feci trasportare da una folla immensa, quasi assordato dal suono di migliaia di tamburi. In mezzo alla gente avevo smarrito da qualche parte la mia guida. Vagavo da solo quando uno sconosciuto, a gesti, mi prese per mano e mi guidò nella moltitudine, senza chiedermi una rupia. Io avevo paura, l’India mi aveva purtroppo abituato a persone che alla fine inevitabilmente volevano qualcosa da me. Mi balenò anche in testa l’idea che potessero rapirmi.
E invece questa persona mi presentò ad altre persone, forse anche una specie di imam e mi fece salire su un palco forse con le massime autorità della festa. O così mi sembrò. Ero forse l’unico occidentale nella processione, quel giorno. In quell’occasione imparai a fidarmi delle altre persone, ad abbandonarmi. E scattai con mezzi di fortuna molte foto, che ritengo davvero belle. Quell’uomo che mi aveva portato fino al palco mi salutò e se ne andò. Non volle nulla, forse voleva solo insegnarmi qualcosa. E infatt quel giorno imparai qualcosa di più sull’India, ma anche sulle persone in generale.
il mio racconto completo e altri scatti di quel giorno sono nel lungo post ‘Fra le onde di Jaipur’, scritto un anno e mezzo fa.
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Link: Una bella collezione di video delle celebrazioni 2009 dell’Ashura (Jaipur the pink city); su PassoinIndia, invece, altre feste religiose celebrate in India come Diwali o Dussehra.
3 Commenti
grazie per la tua attenzione. bel racconto sentito, profondo.
molto appassionante