Un grazioso treno a vapore nel Tamil Nadu, India. Ma prenderlo richiede un po’ d’impegno… Il treno per Ooty
“Il Nilgiri Express si muove e l’infinita foresta di eucalipti se l’inghiotte. I binari corrono paralleli su una lingua di terra battuta, da una parte e dall’altra solo colline verdi, campi puntaggiati da saree colorati e villaggi animati. Case dipinte di turchese, giallo canarino, viola, arancio fanno da contrappunto alla terra rossa; fiori multicolori si affacciano ad omaggiare il passaggio del treno”
(da Maldindia, di Pierpaolo Di Nardo)
Siamo schiacciati in dodici in uno scompartimento che a malapena potrebbe contenere dieci persone. Il treno per Ooty sussulta a intervalli regolari e si inerpica lentamente fra le montagne del Tamil Nadu, spinto da una locomotiva a vapore. Dico spinto perché è esattamente quello che fa: sta in fondo, dietro a tutti i vagoni. Non ho mai visto un treno così. La destinazione, Ooty, amena località di villeggiatura a oltre duemila metri di altitudine fra le Nilgiri Mountains, è a circa quaranta chilometri di distanza e per arrivarci ci metteremo quasi cinque ore. Qui ci sono quasi solo famiglie in gita e per i bambini è un po’ come essere al luna park. Ci sono i tunnel da salutare con un coro di “ooooh” e grida.
E poi c’è il panorama che scorre dai finestrini di questi vagoncini in stile far west, che è davvero incantevole. Villaggi, vallate, bambini che salutano, case colorate.
Eppure ogni volta che attraversiamo una gola su un ponte di legno scricchiolante, ogni volta che il mio sguardo si posa su una cascata o sulla cima di un monte, il mio campo visivo viene attraversato da un bicchiere di plastica, una vaschetta di stagnola che, lanciata da un finestrino del nostro treno, ha spiccato il volo verso i cumuli di rifiuti che si nascondono fra la vegetazione decine di metri più in basso. Bellezza e orrore, la solita India.
Ma nonostante tutto questo io sorrido e mi rendo conto che in mano sto ancora stringendo il prezioso biglietto che ho conquistato stamattina. E mentre lo guardo, il sorriso si allarga ancora di più.

Facciamo un passo indietro. Siamo arrivati a Mettupalayam il giorno prima per prendere questo treno a vapore e percorrere la ferrovia fra i monti Nilgiri, patrimonio dell’Unesco. La cittadina è un buco rovente (è fine aprile), un incrocio di strade intasate di auto e motorini, su cui si affacciano edifici cadenti. E’ indistinguibile da mille altri posti così del sud dell’India. Eppure la gente è adorabile. Nonostante ospiti un sito Unesco e questa sia in teoria alta stagione, siamo gli unici stranieri. Pallidi, sudati, appesantiti dai bagagli e aggrappati a bottiglie d’acqua, siamo visibilissimi. E così diverse persone ci fermano, ci fanno qualche domanda, si scusano per il caldo come se fosse colpa loro e ci assicurano, con sguardo sognante, che a Ooty (o Udhagamandalam) farà molto più fresco. It’s very nice, Ooty.
Ma a Mettupalayam abbiamo anche un altro problema: non abbiamo il biglietto per il treno. Un mese e mezzo fa sul sito delle ferrovie indiane era già tutto esaurito e comunque, se anche ci fosse stato posto, non avrei potuto acquistarlo perché nonostante molti tentativi, notti insonni e telefonate in India ero stato sconfitto dalla procedura di registrazione che sembrava un videogioco a enigmi. Sappiamo però che ci sarà qualche biglietto in vendita la mattina prima della partenza, l’ho letto su di un blog.
Così andiamo a dare un’occhiata alla stazione (“dov’è? Camminate lungo i binari non potete sbagliare” è l’indicazione che riceviamo) e poi ci chiudiamo nel nostro albergo. Abbiamo preso la stanza migliore, la mini suite, visto il costo irrisorio. Ha visto giorni migliori, ma non sarebbe nemmeno male. Però ha un balcone sbrecciato che si affaccia sulla strada principale dove oggi c’è una manifestazione politica. Tamburi, comizi, slogan, petardi e musica ad alto volume che andranno avanti fino a notte fonda.
Ci passa la voglia di uscire. Poco male, abbiamo fatto scorta di acqua, sprite, succo di mango e di altri liquidi in sovrabbondanza (fa così caldo) e qualche sacchetto di patatine confezionate. E poi abbiamo i nostri libri e classici di Bollywood in tv: possiamo resistere fino alle 3, quando ci alzeremo per andare alla stazione e metterci in fila per il treno delle 7.10.

Alle prime ore del mattino ci inoltriamo con gli zaini sulle spalle lungo le strade buie e deserte, diretti alla stazione. E’uno dei pochissimi momenti di quiete. Si è fermato tutto, ma da poche ore. E fra poco la vita tornerà a riempire queste strade, chiassosa e disordinata. Evitiamo le mucche addormentate e con sgomento ci ritroviamo davanti a un cancello chiuso con un pesante lucchetto.
Rassegnati a raggiungere la stazione nel modo meno ortodosso, facendo un giro più largo e camminando lungo i binari, veniamo sorpresi dalla figura di un uomo che esce da un vicolo. Ci guarda senza sorpresa nell’oscurità e ci fa cenno di seguirlo, senza dire una parola. Ci vorrà rapire? Assassinare? Ma quando estrae un voluminoso mazzo di chiavi e apre il cancello che porta alla stazione capiamo che è il custode. L’India è così, a volte ti chiede fiducia e un minimo di incoscienza. E ti ripaga.
In fila alla stazione di Mettupalayam
Sono appena le 4.05 ma io e Letizia siamo già il numero 19 e 20 in fila per i biglietti. Avevo letto che i biglietti disponibili la mattina sono solo una quindicina e così temo che non ce la faremo. Conto e riconto i presenti. Ci sono famiglie intere accampate dalla sera prima per assicurarsi la gita e le ore passano così, in una notte afosa, fra zanzare, chiacchiere con le famiglie indiane e la difesa dei nostri posti.
Aspettiamo l’arrivo del capostazione temendo di dover ripiegare su un taxi. L’attesa impastata d’ansia sembra interminabile e quando in un ufficio si accende una luce sembra un piccolo miracolo. Poi, alle 6, il capostazione si presenta, vestito di bianco da capo a piedi. Ormai ci sono cento persone in fila mentre chi ha il biglietto sta già salendo sul treno, che è piccolissimo. Capisco perché lo chiamano toy train.
Non ce la faremo mai’ penso mentre si scatena il finimondo: gente che tenta di passare davanti, gente che manda avanti i bambini… ma il capostazione scaccia tutti con l’aiuto di un poliziotto. E’ proprio quest’ultimo, appena ci ritroviamo increduli con un biglietto in mano a prelevarci e a metterci su un vagone che rapidamente diventa strapieno. Alla fine, in qualche modo, sembra che a piedi non resti davvero nessuno e forse tanti timori erano infondati. In India una soluzione si trova quasi sempre.
E così ora sono qui, fermo in una stazione fra le montagne del Tamil Nadu, con questo biglietto da 50 centesimi ancora in mano, i vestiti appiccicati al corpo per il sudore e una scimmia che mi osserva dall’altra parte del finestrino con occhi avidi, ma non ho una samosa da lanciarle come altri passeggeri. Sento le risate dei bambini. Guardo il mio biglietto, sento il treno che fischia e continuo a sorridere: a Ooty sarà fresco.
Informazioni utili
L’alta stagione di Ooty è ad aprile, quando il clima è fresco e secco in contrasto col caldo-umido insopportabile delle zone più basse dell’India. Ma si tratta soprattutto di turismo interno. Gli stranieri, che in genere fanno una deviazione nell’ambito di un viaggio nell’India del sud, tendono a venire in altri periodi dell’anno quando il clima fra le montagne non è però al suo meglio. Ad aprile bisogna prenotare presto, tre mesi in anticipo, altrimenti non troverete nulla (non ci sono quote riservate per turisti come in altri treni indiani): l’alternativa è mettersi in fila come abbiamo fatto noi la mattina precedente.
Treni in India: acquistare il biglietto on line
Un tempo si potevano usare vari siti di prenotazione, oggi molte cose sono cambiate e il sito migliore è 12goAsia oppure il sito delle ferrovie indiane.
Sul sito Seat 61 l’iter è spiegato bene come fare (in inglese) e ci sono altre informazioni sul complicato sistema dei treni indiani.
Come fare il biglietto per Ooty la mattina stessa
Arrivate presto alla stazione (intorno alle 4) e mettetevi in fila. Il punto è ben indicato e ci sono delle ringhiere di metallo: non potete sbagliare. Si trova comunque sul binario della stazione dal lato opposto a quello della città. Quando arriva il capostazione, alle 6, comincerà a chiamare in ordine chi è in fila.
Dà solo un biglietto per persona (senza eccezioni), quindi dovrete esserci tutti. Vi darà un voucher scarabocchiato a mano e verrete accompagnati al vagone. Poi, appoggiati i bagagli sotto i sedili, dovrete fare uno sprint alla biglietteria che sta di fronte alla stazione per cambiare il voucher in un biglietto. Non perdete tempo: c’è chi si infila nei vagoni e si prende i posti liberi.
La stazione è molto graziosa (vanta il primato di ‘ottava stazione più pulita dell’India’) e c’è anche un piccolo museo della ferrovia.

Il treno per Ooty
La mitica Nilgiri Mountain Railway è stata costruita nel 1908 dai britannici e dal 2005 è stata aggiunta ai siti che fanno parte delle Ferrovie di montagna dell’India (di cui fa parte anche la ferrovia del Darjeeling).
Il treno per Ooty c’è solo una volta al giorno (si parte alle 7.10) e ha solo due classi: con aria condizionata e senza aria condizionata. Suggerirei la seconda, dal prezzo fra l’altro irrisorio (non ricordo esattamente, forse 50 rupie, 60 centesimi di euro). Nei vagoni con aria condizionata si sta probabilmente un po’ più comodi e larghi. Non ci sono bagni sul treno ma lungo il tragitto di 41,8 km si fanno ben dieci fermate in piccole stazioni per ricaricare la locomotiva di acqua. Le stazioni sono piccole, pulite (e anche i bagni lo sono). Qui potrete anche prendere un tè… e occhio alle scimmie!
Partire da Mettupalayam o Coonoor?
La partenza classica è a Mettupalayam, il primo tratto ha la maggiore pendenza (8%) e alcuni dei paesaggi più belli. Ma c’è chi sale a Coonoor, al chilometro 28, cittadina graziosa e raggiungibile col bus. Va però notato che da qualche anno nell’ultimo tratto a spingere il treno non è più la locomotiva a vapore, ma una diesel che viene agganciata proprio in questa stazione.
Dove dormire a Mettupalayam
Se volete prendere il treno da Mettupalayam e non avete il biglietto, l’unica soluzione è dormirci. La città non ha molti alberghi (nessuno su siti di prenotazione comunque) per questo mi sento di consigliare quello scelto da noi, il Soorya International: risponde alle email, ha aria condizionata e stanze spartane ma pulite. Personale cortese.
Non lontano (dall’altra parte dell’incrocio su cui si affaccia l’albergo) c’è un fornito supermercato. L’albergo ha anche un ristorante, ma estremamente essenziale, così come tutti gli altri posti che offre Mettupalayam. Nei giorni precedenti non eravamo stati bene e quindi non abbiamo proprio mangiato, quindi non posso consigliarne nessuno. Dimenticavo, non essendo una località turistica scordatevi le posate ovviamente…
L’alternativa a Mettupalayam è la vicina e caotica Coimbatore.
Link utili
- Il racconto della mia compagna di viaggio su Persorsi
- Su Seat 61 tutte le cose da sapere sui treni indiani

p.s. il titolo del post è una semplice citazione cinematografica, di un film che non c’entra nulla
I post sul viaggio in India del Sud
- L’itinerario
- Al centro del mondo, a Mumbai
- Quel maledetto treno per Ooty
- Nel mercato di Mysore
- Sognando nelle backwaters in Kerala
3 Commenti
Mi ha fatto molto sorridere questo post :)) La mia esperienza fatta in direzione contraria, cioè da Ooty a Mettupalayam, è stata invece totalmente facile e piacevole, affumicazione da carbone a parte!!!
Anche acquistare il biglietto il giorno prima alla stazione di Ooty è stato davvero semplice rispetto a tutti gli altri biglietti che abbiamo acquistato per tutti gli altri spostamenti in India. Vedi a volte la fortuna!!!
Ma pensa… in che periodo ci sei andata? In questo file incredibili sia (soprattutto) all’andata che al ritorno. Ma aprile è davvero altissima stagione