Viaggio a Petra in inverno. Finalmente. Perché l’antica città nabatea emerge davvero dal deserto giordano come un sogno.
C’è qualcosa di alieno, extraterrestre, anche un po’ inquietante nei grumi di roccia rossastra fra i quali si nasconde l’antica Petra. Sembrano modellati da mani gigantesche che hanno lasciato il lavoro a metà, sembrano una scultura appena abbozzata. C’è qualcosa di primordiale, sconosciuto in questo panorama, che mi dà i brividi e mi emoziona, penso mentre il canyon del Siq si stringe progressivamente sulle nostre teste come se stessimo entrando nella gola di un drago. E’ da tanto che non provo una sensazione simile: da qualche anno temo di essermi indurito un po’, forse mi sono abituato a luoghi e monumenti di grande bellezza, forse ho visto troppo. E oggi provo un brivido inatteso.
Oppure, forse, mi è solo rimasto nelle ossa il freddo della notte a cavallo dello zero, passata prima a scaldarsi con il tè e le chiacchiere con le guide giordane e poi in tenda sotto a una montagna di coperte.

Petra era una città commerciale e qui duemila anni fa transitavano carovanieri con merci di ogni tipo da vendere e scambiare. Lungo la stretta via d’ingresso sono incise raffigurazioni di divinità geometriche e stilizzate e sono ancora visibili i canaletti che portavano l’acqua. Io però mi fermo davanti un monumento che trovo inspiegabilmente toccante, anche se non so quasi nulla dei Nabatei che hanno costruito questa città migliaia di anni fa. Nella parete di roccia si vedono le gambe di un uomo che porta due dromedari legati a una fune. Il corpo e il volto sono ormai cancellati dal tempo, ma c’è qualcosa di estremamente umano nel gesto che si intuisce: è come se li vedessi, questi uomini che per secoli attraversavano il deserto con le loro carovane per arrivare fin qui. Provo a immaginare la loro meraviglia e non devo sforzarmi troppo.
Perché a Petra è inevitabile sentirsi un po’ come Johann Ludwig Burckhard, l’esploratore svizzero che nel 1812 entrò travestito da beduino, riscoprendo questa città leggendaria. Succede per esempio quando, all’improvviso, appare il Tesoro. Ci si sorprende anche se è un luogo visto e rivisto innumerevoli volte, da Indiana Jones in poi, che al suo interno ci trovò addirittura il sacro Graal. Ed era una scelta appropriata, perché la vista di questa enigmatica facciata scolpita nella roccia sembra davvero uscire da un sogno. E’ spettacolare e nonostante la sua bellezza, la sua presenza, ha qualcosa di sfuggente. Le statue e i bassorilievi hanno i volti cancellati. E poi è come un’illusione ottica, non si riesce a credere che quest’opera sia stata scolpita e non costruita. E poi è una visione strana, misteriosa. Le forme classiche di un tempio greco, qui nel deserto giordano sembrano incongrue come se le avessi trovate su Marte.
Ma in effetti qui sembra davvero di essere su un pianeta alieno. Anche perché sono le 9 e, a parte il nostro gruppetto, in questo luogo così famoso non c’è praticamente nessuno. Abbiamo incrociato solo un gruppo di cinesi che ci raggiungerà fra poco.

È inevitabile riflettere sul perché ci si ritrovi soli in un posto così bello. “Francesi, tedeschi, scandinavi vengono ancora, ma gli italiani sono spariti”, ci ha detto ieri una guida che parlava un italiano impeccabile. E nei suoi occhi c’era un profondo sconforto. La grande tenda nella quale ci eravamo ritrovati a bere il tè era vuota e un po’ malinconica: sei, sette persone su tappeti e cuscini che avrebbero potuto ospitarne tranquillamente trenta. La Giordania è un’oasi di pace e tranquillità in una zona tormentata, tutti sono accoglienti, sorridenti.
E’ un Paese relativamente sicuro (anche se poi qualche giorno dopo il mio ritorno ci sarà un attentato a Karak, dove morirà una turista canadese). Ma non puoi dimenticare che a poche ore d’auto c’è la tragedia siriana, c’è l’Iraq. Provi dolore e ti senti in colpa per quello che sta succedendo da troppo tempo. E poi, forse un po’ egoisticamente, pensi alla tua condizione di turista indifeso. Pensi che il fondatore di quello che poi è diventato lo Stato islamico veniva proprio dalla Giordania, che da questo Paese più di duemila ragazzi sono andati a combattere nelle sue fila. Pensieri cupi tornano spesso a galla. Ma succederebbe anche a Parigi, Londra, Bruxelles, succede anche nella mia città, a Bologna, quando vedo i poliziotti con un pesante giubbotto anti proiettile davanti alla basilica di San Petronio.
Sono felice di essere in Giordania. E con l’inquietudine di questi anni dovrò imparare a convivere.
Cosa vedere a Petra
Sicuramente sarebbe meglio passare in zona almeno due giorni (anche per vedere Petra di Notte, quando viene illuminata da candele e luci soffuse) per visitare tutto con calma e magari fare uno dei percorsi di trekking che attraversano le montagne. Se si ha un buon passo e si parte davvero di buon’ora si possono però vedere i posti più importanti nell’arco di 7-8 ore. Non d’estate però, quando le ore più calde della giornata dovranno essere dedicate a una pausa forzata.
Il sito di Petra è davvero enorme, ma questi sono alcuni dei punti principali, per farsi un’idea.
Il Siq e il tesoro
Lo stretto canyon con il quale si entra a Petra è un luogo affascinante, sarebbe da visitare anche se non ci fossero le enigmatiche opere realizzate dai nabatei, fra i quali il Tesoro (la gente del posto lo chiamava El Khasneh al Faroun, il tesoro del faraone), quasi certamente la tomba di un re nabateo, in chiaro stile ellenistico. Le pareti di roccia sono striate di rosso, giallo, arancione.

La chiesa bizantina
Passate le belle Tombe reali, troverete su un’altura a destra della via principale di Petra una vecchia chiesa bizantina. Ne resta praticamente solo il pavimento. Ed è meraviglioso. Un mosaico bellissimo, perfettamente conservato (e restaurato), che si trova all’ombra di una grande tenda. Ci sono figure di animali colorate e piene di dettagli. La mia preferita è quella di un dromedario che, unica fra le figure, esce dal cerchio nel quale è contenuto.
Poco distante c’è un piccolo bar dal quale si gode una vista bellissima sulla parte di Petra detta città romana, l’ideale per prendersi un tè.

Il monastero (El Deir)
Per raggiungere una delle tombe più remote, in cima a un monte, si devono fare 800 gradini in ripida salita. E’ detta il Monastero, ma in realtà è una tomba, molto simile al Tesoro (che già all’epoca era probabilmente il monumento più ammirato, e quindi copiato). Vi proporranno di salire con un asino, ma se siete un minimo allenati (e non è troppo caldo), si fa abbastanza bene anche a piedi. E il percorso che si snoda fra le montagne è bellissimo. Così come stupefacente è la vista che si gode dal vicino punto panoramico (ben indicato) a poche centinaia di metri. Vale sicuramente la pena arrivare fin qui.

Visitare Petra da Israele
Il nostro viaggio non era dedicato solo alla Giordania: abbiamo visitato Petra partendo da Israele, con un piccolo tour organizzato di due giorni.
Inizialmente volevamo sposarci in maniera indipendente, ma le auto israeliane non possono passare il confine e quindi sarebbe stato tutto abbastanza complicato. Abbiamo fatto un giro con Abraham Tours che partiva da Tel Aviv e ha toccato anche l’antica città romana di Jerash (sito davvero meraviglioso) e la capitale Amman prima di arrivare a Petra.
- Costi. In questo tipo di tour è tutto decisamente caro (calcolate 350-400 euro a testa, tutto compreso, anche le mance: variazioni minime fra le varie agenzie), ma era ben organizzato, con guide valide e tempo a Petra per visitarla in autonomia. Le partenze sono previste solo alcuni giorni alla settimana, controllate bene sui siti. Del resto la Giordania alla fine non è un Paese così economico e il dinaro è una moneta abbastanza forte.
- Costi/2. Forse è più conveniente il giro di tre giorni che costa praticamente uguale a quello di due: si risparmia sul visto giordano che prevede una tassa per chi resta una sola notte.
- Visti. Gli italiani possono tranquillamente fare i visti alla frontiera. Le procedure sono state noiose ma abbastanza semplici anche se intoppi, specie al ritorno in Israele, possono capitare. A volte può capitare che nell’ambito dei controlli si venga interrogati, anche per ore. Per questi casi (molto rari, pare) ci era stato fornito un foglio con le istruzioni per tornare a Tel Aviv o Gerusalemme in autonomia (e l’agenzia avrebbe poi rimborsato le spese), dal momento che il gruppo non avrebbe atteso i ritardatari più di mezz’ora
Petra in inverno
- Temperature. D’inverno a Petra è molto freddo di notte, intorno agli zero gradi (siamo a 800 metri di altezza). La temperatura però sale molto di giorno, arrivando anche a 25 gradi intorno a mezzogiorno. Anche se l’aria è fresca, il sole brucia: portatevi crema solare. Noi abbiamo dormito nel tipico campo beduino, in tenda (piuttosto turistico eh). Molto bello, ma specie all’esterno faceva freddino. I più freddolosi valutino la possibilità di alloggiare in albergo (possibile con un sovrapprezzo anche nei giri organizzati).
- Vantaggi e svantaggi. Le temperature più miti (se non fresche) permettono di camminare per più ore. Le giornate sono però inevitabilmente più corte. A Petra piove raramente, ma in inverno può accadere.
Per continuare a leggere
- Viaggio on the road in Giordania – di Crinviaggio
- È pericoloso viaggiare in Giordania? – da Fabio Nodari photo
- Petra su Wikipedia
- La guida della Giordania dei Viaggiautori
1 Commenti
Sogno Petra da una vita e posso solo immaginare l’emozione di trovarsi lì di fronte!