Perché fare un viaggio in Nuova Zelanda? Provo a raccontarvi, attraverso sette punti (ma sarebbero molti di più), queste due straordinarie isole. E poi cosa vedere in Nuova Zelanda, cosa fare…
Parliamo di un’illusione. Perché si tratta soltanto di un altro punto sulla crosta terrestre e tutto è relativo. Però è innegabile: vedere quanto è lontana la Nuova Zelanda su una cartina è emozionante. E si fa fatica a crederci che si andrà in quell’angolo della cartina, in quella macchiolina verde sulla parte inferiore del mappamondo, gli antipodi.
Ovviamente non è un motivo sufficiente per partire per la Nuova Zelanda. Ma ce ne sono molti altri: è un Paese che mi ha riservato continue sorprese. E che, quando ne parlo, o ne scrivo, mi fa ancora provare fitte di nostalgia nonostante siano passati oltre due anni da quell’indimenticabile viaggio di nozze.
⇒⇒ Se cercate ispirazione per il vostro percorso: itinerario di viaggio in Nuova Zelanda
In questa parte del Pacifico, al centottantesimo meridiano di longitudine, il giorno del mondo comincia. Quando l’aereo arrivò ad Auckland, Nuova Zelanda, fu come atterrare su una stella lontana.
(da Paul Theroux, The Happy Isles of Oceania – trad. mia)
1. La natura della Nuova Zelanda è spettacolare
Nessuno viene in questo Paese per vedere quello che ha fatto l’uomo. Vengono a vedere quello che non ha ancora disfatto. Vengono a vedere la terra inospitale, la terra che in genere gli immigrati evitavano perché troppo aspra. Dicono che è meravigliosa.
(Joe Bennet – A Land of Two Halves trad. mia)
La prima cosa davvero indenticabile della Nuova Zelanda è la natura. Proprio così, l’uomo passa in secondo piano in queste isole, dove sono all’opera forze enormi. Ci sono vulcani, neve, ghiacciai, foreste pluviali, fiordi. E grandi distanze, spazi sterminati, laghi, montagne altissime e impressionanti. La natura e la bellezza della Nuova Zelanda sono capaci di sovrastarti, a volte. Ma la peculiarità del paesaggio di questa parte di mondo è una natura che a un occhio europeo appare a tratti familiare, ma che quando si fa attenzione risulta indecifrabile, aliena. I ghiacciai sono accanto alla foresta pluviale che trabocca di animali, soprattutto uccelli (perché non ci sono mammiferi originari di queste isole), mai visti o sentiti. Probabilmente non vedrete l’elusivo kiwi, uno dei simboli del Paese, se non in uno dei centri di tutela dove viene allevato in cattività, ma è un animale incredibile. Ora è a rischio a causa dei predatori introdotti dagli europei, come i furetti, portati per le pellicce. Nei fiordi ci sono i pinguini, accanto a volatili che assomigliano a pappagalli (i kea, un po’ molesti a dire il vero). Del resto qui è stata ricreata La Terra di Mezzo di Tolkien, no? Ci torneremo più avanti.
A Kaikoura, infine, potrete vedere le balene.
Altri post:
- La selvaggia West Coast
- Cinque posti dove vedere le balene
2. La Nuova Zelanda è perfetta se vi piacciono le attività all’aria aperta
Se non siete interessati solo a cose da… vedere, la Nuova Zelanda è piena di opportunità per fare attività all’aria aperta. Parlo solo di quello che ho provato, trekking e kayak, ma le possibilità sono innumerevoli. Le opportunità di escursioni di un giorno o più sono moltissime nei tanti parchi nazionali, per esempio nell’Abel Tasman Park, dove si cammina in riva al mare fra spiagge e foreste di una bellezza placida e scintillante, dai colori pastello. Qui si può anche esplorare la costa in kayak o alternarlo con le passeggiate.
Se volete fare una passeggiata sul ghiaccio potete invece fare un’escursione facendovi trasportare con l’elicottero (di dubbia sostenibilità ambientale, devo dire) sui ghiacciai Fox o Franz Josef.
Infine, anche le gelide acque del Milford Sound, nella regione dei fiordi a sud, si possono esplorare con brevi escursioni in kayak. I fiordi si visitano con una splendida crociera fra le altissime pareti del fiordo, arrivando fino al mare aperto.
Quando prendete il biglietto informatevi sulla possibilità di fare un’escursione in kayak. Noi abbiamo scelto una formula con la quale, al termine della tappa all’osservatorio sottomarino, siamo stati prelevati da una guida che ci ha portato per un’ora in giro fra le insenature del fiordo. Un’esperienza da brivido, su acque gelide e scure, ma fra le più belle del viaggio.
Post sul tema:
- Trekking nell’Abel Tasman National Park
- I ghiacciai della Nuova Zelanda
- Trekking da fare in un giorno in Nuova Zelanda (dal blog Exploremore)
- Il Milford Sound (da Scusate io vado)
3. La Nuova Zelanda è perfetta se vi piacciono le attività adrenaliniche
Cosa fare in Nuova Zelanda? Lanciarsi nel vuoto, per esempio!
Il kayak nel Milford Sound si avvicina già alla mia personalissima definizione di sport estremo. Ma la Nuova Zelanda ha creato un’intera industria turistica su attività adrenaliche il cui cuore è Queenstown (posto fra l’altro meraviglioso), nell’isola del sud. Una delle più floride è quella che prevede di lanciarsi nel vuoto da ponti sospesi o precipizi, legati con un elastico. Da queste parti è stato, infatti, inventato il Bungee Jumping, ma dal jet boating al rafting (anche sotterraneo) c’è davvero di tutto. Sembra che chi passa da queste parti, soprattutto giovanissimi backpacker americani o britannici, debba per forza farsi sconvolgere e frullare le budella in qualche modo. Lo scrittore Joe Bennet è spietato nella sua descrizione del posto, nella quale c’è però un fondo di verità.
Queenstown è un parco giochi. Si è autodefinita la Capitale dell’Avventura della Nuova Zelanda. La casa del rischio senza rischi, dei brividi igienizzati, dei caschi di protezione, in una parodia del pericolo da ventunesimo secolo.
(Joe Bennet, A Land of Two Halves – trad. mia)
Però c’è qualcosa in questa atmosfera in cui tutto questo sembra normale e che fa venir voglia di provare, se persino io mi ero presentato alla biglietteria del Bungy Jumping (come lo scrivono qui), quasi convinto di saltare nel vuoto da un trampolino sopra la città, legato soltanto da un elastico e dovendo pure pagare un bel po’ di dollari neozelandesi (!). Poi, ovviamente, ci ho ripensato.

4. La Nuova Zelanda è La Terra di Mezzo
Ok, da solo questo non è un motivo sufficiente per venire in Nuova Zelanda. Ma se siete davvero degli impallinati del Signore degli Anelli qui troverete, come sapete, le location del film (c’è anche una guida molto dettagliata). La più famosa è sicuramente Hobbiton. Siamo nell’isola del Nord, a Matamata. Il regista Peter Jackson trovò qui il paese degli hobbit, nelle incredibili colline rotonde di una grande fattoria che sembrano dipinte ed è difficile dargli torto. Già diversi chilometri prima di arrivare il paesaggio assume toni fiabeschi, irreali. Il set è stato accuratamente mantenuto anche se gran parte risale al più recente film Lo Hobbit e non al Signore degli Anelli dopo il quale venne quasi completamente smantellato come da accordi con i proprietari della terra.
Al termine della visita avrete il tempo di bervi un sidro nella locanda del Drago Verde, l’unico edificio costruito appositamente per le visite turistiche.
Le casette degli hobbit sono bellissime e così realistiche che sembra che i padroni di casa se ne siano andati solo da qualche minuto. Sembra di sbirciare davvero nelle case di persone, e in fondo è così. Perché, almeno per me, che ho amato i libri, letti e riletti, e i film, Bilbo e Frodo, Merry e Pippin sono in un certo senso decisamente reali. Le visite sono rigorosamente guidate e non a buon mercato (74 NZ$), ma il posto è talmente bello, lo sarebbe anche se non ci fossero le case degli hobbit, che ne vale davvero la pena.
Per saperne di più
- Scusate io vado ha scritto un bellissimo post sulle location del Signore degli Anelli
La Weta Cave, a Wellington
Negli ultimi Paesi la Nuova Zelanda è anche diventato un posto importante per i film. Per gli appassionati di cinema, oltre alle location del Signore degli Anelli, c’è anche la Weta Cave, a Wellington. Chi ha visto i contenuti speciali del dvd della trilogia, conosce il lavoro enorme e minuzioso che è stato fatto per ricreare la Terra di Mezzo in Nuova Zelanda. Gran parte del merito del risultato va, oltre che al genio di Peter Jackson, al Weta Workshop che ha curato scenografie, maschere, alcuni costumi e oggetti di scena (quindi anche spade e armature, per esempio).
Bene, a Wellington potete fare un’interessante visita guidata nel museo/laboratorio di questi veri artisti del cinema. Non c’è solo Il Signore degli anelli, fra l’altro, ma troverete anche cimeli di altri film realizzati dalla Weta (lo stupendo District Nine, per esempio).
In questo video potete vedere i ragazzacci della Weta che realizzano una spada per il film.
5. Anche le città, e le persone, sono interessanti
Fino a mille anni fa, più o meno, gli uomini qui non avevano ancora messo piede. Ma questo non significa che non ci sia una storia ricca e appassionante da raccontare, tutt’altro. La storia è quella del popolo Maori che per primo (e da solo) ha abitato queste terre fino all’arrivo degli europei. Aotearoa, l’isola della lunga nuvola bianca era il nome di queste terre nella loro lingua.
La storia dei Maori è strettamente intrecciata con quella dei popoli navigatori del Pacifico e che potrete conoscere approfonditamente al War Memorial Museum di Auckland, la principale città dell’isola del nord, e allo straordinario Te Papa di Wellington, nell’isola del sud.
Auckland
Ecco, le città. Auckland, città con una grande popolazione maori e polinesiana, vi sembrerà una città abbastanza grigia e anonima, con una forma indefinibile, almeno fino a quando non la vedrete dall’alto della Sky Tower e allora potrete vedere l’acqua e il verde che si insinuano un po’ ovunque, oltre a una moltitudine di rilievi. Sono i piccoli vulcani spenti, una cinquantina che punteggiano il panorama di Auckland, emergendo all’improvviso dalla città. Potete anche visitarli, per esempio salendo al parco di Mount Eden, il più alto (87 metri).
Merita un’escursione in giornata l’isola di Wayheke, raggiungibile in traghetto e famosa per i vini e il miele di manuka.
Wellington
Molto diversa è invece Wellington, città dalla forma più precisa e riconoscibile e dall’aria frizzante. Non è solo quella del vento che qui può essere forte, violento: qui si respira un’atmosfera rilassata e piacevole che invoglia a restare e a girare i suoi bar e ristoranti alla moda. Quella di ‘windy’ Wellington è un’aria che invoglia a restare, e a dire: qui mi piacerebbe vivere.
Questo è il bar The library, di Wellington (davvero bello)
Christcurch
La città ferita da un terribile terremoto merita senz’altro una visita. Non è una città bella, non lo era probabilmente nemmeno prima del sisma (Paul Theroux paragona a una periferia di Londra, il che non è proprio un complimento). Ma Christchurch è una città interessante, estremamente accogliente. E la forza e l’entusiasmo dei suoi abitanti, tutt’altro che vinti dal disastro che li ha colpiti, ve la faranno amare. Probabilmente dovrete passarci, e allora restateci una notte.
Questa è la bellissima cattedrale anglicana provvisoria, realizzata in cartone e altri materiali di recupero.
Post sul tema:
6. Le strade della Nuova Zelanda sono emozionanti
Qui non ci sono noiose autostrade. Anzi, in teoria ci sarebbero, ma sono di fatto normalissime strade a due corsie. Non vi annoierete mai guidando da queste parti, anche se i trasferimenti sono lunghi, perché vi sentirete rapiti da queste strette strisce d’asfalto che si snodano su coste rocciose, attraversano foreste e praterie, scavallano monti poderosi fra cime innevate.
Per viaggiare in Nuova Zelanda un’auto, o un camper, sono quasi indispensabili.
Per approfondire
7. La Nuova Zelanda produce ottimi vini
Forse non è la prima cosa che viene in mente a chi non è appassionato di vino, ma la Nuova Zelanda è anche un viaggio intenso dal punto di vista enoico: il Paese produce bottiglie molto interessanti anche se si tratta di un’industria relativamente giovane. I terreni e i climi diversi sono ovviamente adatti a vitigni differenti e quindi non se ne può parlare in termini generali: si va dai rossi corposi dell’isola di Wayheke ai famosi, taglienti, sauvignon di Marlborough, per arrivare ai pinot neri dell’Otago centrale.
In Nuova Zelanda l’organizzazione è estrema e le cantine sono luoghi molto belli e accoglienti, con personale che vi farà sentire a casa vostra. Le degustazioni sono a volte gratuite, a volte a pagamento ma quello che non cambia sono i sorrisi e la disponibilità. Una particolarità tutta neozelandese è che le cantine più importanti hanno, in genere, ottimi ristoranti dove vale davvero la pena fermarsi a pranzo.
E si torna con l’idea che forse anche noi avremmo qualcosa da imparare in questo campo dai neozelandesi.


1 Commenti
E’ uno dei miei tanti sogni. Per il momento mi accontento di leggere…