In questo momento non posso nemmeno immaginare di pianificare un viaggio. Non so quando avrò di nuovo l’occasione di partire, per me è un peso. Così ho messo in attesa indefinita l’ultimo libro di Colin Thubron (nella foto), che con Ombre sulla via della seta ha praticamente ‘scippato’ il viaggio dei miei sogni. Che sarebbe poi anche il reportage che sogno di scrivere, un giorno.
Thubron è uno dei miei scrittori di reportage preferiti, colto, acuto, attento osservatore, profondo. Io però non posso leggere reportage o libri di viaggio senza poter accarezzare l’idea di viaggiare, non necessariamente nei luoghi raccontati o descritti nel libro. Un po’ come mi piaceva, quando ero piccolo, passare ore sulle cartine geografiche dei posti per me allora più remoti. Svalbard, Amazzonia, Congo, Novaja Zemija, Kamchatka. Non ci riesco, ora che l’idea di poter viaggiare deve essere del tutto esclusa a priori per almeno un anno. Quindi deve aspettare.
Però ecco, Thubron mi sentirei di consigliarlo a scatola chiusa, se vi fidate.
Parlare di letture rimandate, di libri non incominciati o non finiti (a me capita molto raramente, l’ultimo – un po’ a sorpresa – è stato ‘Un altro giro di giostra’) mi fa venire in mente la notizia, riportata un po’ da tutti i quotidiani, del sondaggio su questo tema pubblicato in Gran Bretagna. Ci sono libri che si comprano e non si leggono. E’ vero, è lecito non finire un libro. Con i libri d’arte, i cataloghi, poi, capita spesso, lo sanno anche gli editori. Sono libri spesso prodotti per non essere letti, non sempre. I libri sono (anche) prodotti.
Con i romanzi o i saggi può accadere per molti motivi (anche se io tendo a dare sempre una seconda chance, come ai dischi, è solo più impegnativo). Ho una pila di una ventina di libri comprati e ancora da leggere – sono su una sedia -, una pila che pian piano alleggerisco. Finisco però per aggiungerne sempre dei nuovi e certi libri, così, restano sempre nel mezzo. Non si muovono, non avanzano, non retrocedono, restano in un limbo, dal quale un giorno, forse, li estrarrò direttamente, senza rispettare le gerarchie.
Poi ci sono dei libri che si comprano ‘per status’, dice il sondaggio. Sì io ho Proust e Joyce ma non li ho letti, non ancora. Diversi meridiani non li ho ancora aperti. Difficile dire se li ho comprati per status, non credo. Semplicemente certi libri voglio averli e un giorno li leggerò.
Il problema è che, lo dice il sondaggio, pare che ci sia gente che compra la biografia di Beckham per status.
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pat, quando hai finito di impiegare il tuo tempo imparando a memoria cori da stadio puoi anche postare eh, ne hai piena facoltà.
a me capita una cosa strana quando entro in libreria con la mia lista di libri (ai quali inevitabilmente se ne aggiungono altri): sensazione elettrica, certezza che non appena uscirò di lì col bottino inizierò a leggerli, di corsa, uno dopo l’altro. poi esco, li porto a casa, li deposito (ovunque ci sia un centimetro di spazio) e mi placo. come se possederli fisicamente coincidesse con l’averli già letti. e mi deprimo. (poi passa…). Quindi capisco bene cosa intendeva il “tizio” di cui sopra.
PS Se ti va puoi pianificare il mio, di viaggio ( Ucraina), e io parto con i tuoi appunti. ;-)
ghiaccioblu
S.
Non riesco a saziarmi di libri. E sì che ne posseggo un numero superiore al necessario; ma succede anche coi libri come con le altre cose: la fortuna nel cercarli è sprone a una maggiore avidità di possederne.
E se questo pensiero può averlo formulato Francesco Petrarca, non vedo perché non possiamo condividerlo anche noi, comuni mortali!
‘Un altro giro di giostra’ non l’ho finito neanche io, se può consolarti in qualche modo ;o)
pensa che a me hanno regalato, per status, l’autobiografia di rocco siffredi…
(letta, e con gusto)