India del sud: navigare su di una houseboat in Kerala, nelle backwaters
Pezzi di paradiso lanciati qua e là tra mare e terra. Questo sono le backwaters del Kerala. (Pierpaolo di Nardo, Maldindia)
Il panorama cambia lentamente. Lo vedo scorrere piano, dal punto di vista confortevole e privilegiato di una kettuvalam, o houseboat, scandito dal ronzio del motore.
Si susseguono esili file di palme, ogni tanto gruppi di case e addirittura una chiesa.
Poi acqua, tantissima acqua. E infine ci sono le persone, la cui vita sembra tornare sempre a questo liquido color nocciola sul quale paiono capaci di camminare, fino a quando non ti accorgi che i loro piedi appoggiano su di una striscia di terra che non sarà larga più di un paio di metri. E al di là c’è altra acqua ancora. Ci sono uomini che pescano, donne che sciacquano i piatti, ragazze che si lavano i capelli, bambini che si tuffano, ci sorridono, ci salutano. Ogni tanto un martin pescatore o qualche uccello più grande taglia la nostra visuale da una parte all’altra. Ci sono altre barche, ma poche sono per turisti come la nostra.
È aprile, bassissima stagione, ma qui ci siamo quasi dimenticati del caldo tremendo, quell’aria umida e rovente che si rapprende intorno a noi solo quando ci fermiamo.


Ci fermiamo a un villaggio dove è in corso una festa religiosa induista e sta arrivando gente da tutta la zona, anche dai villaggi meno battuti dalle houseboat. Si attende l’arrivo di un elefante, probabilmente il solito elefante noleggiato e portato di festa in festa incatenato sul cassone di un piccolo camion, ne ho visti tanti. Mi interessano molto di più le persone che sembrano ugualmente incuriosite da noi. C’è probabilmente gente che arriva da villaggi che non vengono mai visitati dai turisti. Resterei ore a guardare il passaggio delle famiglie vestite a festa. E’ in corso una sorta di processione: donne di tutte le età portano un lume, è una fila infinita, mentre uomini anziani si fanno largo fra la folla scaricando del riso che va in dono al tempio.

Abbiamo scelto di trascorrere due notti sulla house boat, anche se forse ne sarebbe bastata solo una. Ma in realtà non è abbastanza, è un tempo prezioso e che scorre troppo velocemente: ogni tanto calcolo il tempo che potremo ancora restare qui, e mi sembra sempre troppo poco. Solo un altro giorno, penso mentre siamo ormeggiati nel silenzio profondo di una notte ammantata di stelle.
Sapori e colori del Kerala
Piccoli appezzamenti di terra strappati all’acqua. Gonfi canali che disegnano i confini di terre emerse. Terre che col monsone saranno ancora acqua, in un gioco continuo di apparizione e scomparsa dove la terra si offre e si nega. (Pierpaolo di Nardo, Maldindia)
C’è ovviamente povertà, qui si conduce una vita semplice, essenziale, ma nelle backwaters del Kerala si avverte ovunque una persistente sensazione di placida serenità: l’India sembra non rivelare mai quella durezza inquietante che ci ha mostrato, fra mille altre cose, a Mumbai. “Il Kerala è uno Stato dove la frenesia dell’India rallenta”, ho letto da qualche parte, e sembra vero, almeno da questo punto di osservazione, che probabilmente non è il più oggettivo. Non è l’unica sensazione di disagio che ogni tanto si affaccia: mi sento un po’ in imbarazzo, in colpa, anche se abbiamo pagato una cifra molto alta per l’India. C’è un equipaggio di tre persone interamente dedicato a noi e non siamo decisamente abituati a questi agi. Ogni tanto ci raccontano qualcosa del Kerala, delle loro famiglie.

La cucina
Il cuoco ci stupisce continuamente con mille attenzioni, anche eccessive, e poi, naturalmente, con la cucina. Cocco, pesce, pollo, riso, platano, yogurt, zenzero e cardamomo vengono combinati in modi sempre nuovi e sorprendenti. Cuoco e skipper ci raccontano che ci sono turisti del nord Europa che restano sulla barca anche una settimana. Non mi stupisce.
Compriamo costosi gamberi di fiume e un pesce dai pescatori per cena anche perché immaginiamo che il nostro equipaggio riceverà una commissione: è una delle poche volte che pago un sovrapprezzo volentieri.



Il ritorno
Il mio cuore è appesantito da un po’ di malinconia. Stiamo facendo rotta per Alleppey, da dove eravamo partiti, e cerchiamo di assaporare gli ultimi momenti di tutta questa bellezza anche se è come il sogno fosse già finito. Ci affiancano altre barche che stanno facendo rientro, come se fossero sincronizzate (e probabilmente è così). Tentiamo di tenere in vita questo piccolo sogno indiano che abbiamo vissuto, poi tutto va in frantumi all’improvviso.
Senza che nessuno ci abbia chiesto niente decidiamo di dare una mancia, che in India va sempre messa in conto, al nostro equipaggio. Abbiamo comprato ogni cosa che ci è stata proposta, abbiamo anche fatto il giro in canoa fra i canali e così ci sono rimasti pochi contanti. Considerando anche quanto abbiamo speso per i due giorni (tanto, ai limiti del nostro budget) decidiamo di dare una mancia pari circa al sette per cento tenendo per noi mille rupie per eventuali spese d’emergenza in giornata. Quando ricevono le nostre banconote l’espressione sorridente e i modi cambiano improvvisamente, il volto del cuoco diventa cupo. Se ne va senza salutare, senza dire nulla. Ostenta il fatto di essere deluso.

Sentiamo conversazioni animate sul retro della barca, qualche risata beffarda, mentre l’equipaggio è diventato improvvisamente silenzioso ed evita il nostro sguardo. Non mi è mai capitato di dare una mancia inferiore a quanto atteso ed era evidentemente così bassa da averli offesi. Gli ospiti che restano più giorni lasciano probabilmente mance molto laute, forse smodate, immagino.
Dopo qualche attimo di sconcerto vado a parlare con l’equipaggio. Mi assicurano che non c’è problema, si scusano, sono forse in imbarazzo anche loro. Io cerco di capire, gli chiedo qual è una cifra giusta secondo loro perché voglio che siano felici quanto lo siamo stati noi. Alla fine gli do tutto quello che ho (raggiungiamo circa il 12-15% della cifra totale), ma a giudicare dalla loro espressione è comunque meno di quanto si aspettassero. Il dispiacere per questa conclusione imprevista non ci lascerà per qualche giorno. Ancora adesso, mentre ne scrivo, avverto un disagio pungente.
Houseboat in Kerala: informazioni utili
Molti suggeriscono di andare sul posto e di contrattare direttamente ad Alleppey, la ‘capitale’ delle backwaters e delle house boat (ne sono ormeggiate centinaia). In alta stagione la competizione è altissima. Noi avevamo i tempi molto stretti e ci siamo resi conto con qualche email e telefonata (non tutti rispondono alla posta elettronica) che era meglio prenotare. In bassa stagione non sono tante le barche pronte per partire. All’inizio avevamo fra l’altro pensato di partire da Kollam, località più tranquilla di Alleppey, e magari muoverci verso Cochin, a nord. Ma non è stato possibile. Anche i pochi che facevano questa tratta non lo facevano in bassa stagione, o chiedevano un prezzo alto. Alcuni non hanno mai risposto alle email, e raggiunti al telefono hanno dato risposte vaghe.
Non è stato possibile trattare i prezzi via email che sono rimasti quelli ‘di listino’ proposti e alla fine abbiamo scelto una compagnia che ci era stata consigliata, Lakes and Lagoons, che ci proponeva il prezzo più basso e forniva garanzie sulla qualità. Abbiamo speso per due giorni 20.400 rupie (quasi 280 euro). Ma ci sono stati proposti prezzi quasi doppi da altri. Calcolate anche le mance (15-20%) e qualche extra lungo il percorso: vi verrà proposto di acquistare pesce o di fare un giro in canoa, per esempio. Potete portare provviste sulla barca, come birre e altre bevande alcoliche (che altrimenti non potrete acquistare lungo il percorso).
Se volete farvi un’idea basta una notte e la maggior parte dei turisti sceglie questa opzione. Ma se volete esplorare meglio le backwaters e godere appieno dell’esperienza ve ne consigliamo almeno due, ne vale la pena (e ringrazio la guida Polaris per il suggerimento).
Il periodo migliore è l’inverno, quando la temperatura è più gradevole. In primavera diventa molto caldo e in seguito arrivano i monsoni.

Come è fatta una houseboat
Le kettuvalam, vecchie imbarcazioni da trasporto riadattate a vere e proprie case galleggianti hanno in genere una o più camere da letto con aria condizionata, bagni, cucina e un ampio spazio sul ponte dove si cena alla luce delle candele. A prua in genere stanno il timoniere e c’è spazio per stare seduti e godersi il paesaggio. Il nostro viaggio è stato circolare, con partenza e ritorno ad Alleppey, con fermate in due villaggi e la visita dell’antica chiesa di Santa Maria a Champakulam.

Link utili per approfondire
Altri post per avere maggiori informazioni e leggere di altre esperienze nell’India del sud
- Nelle backwaters del Kerala – Il racconto della mia compagna di viaggio, su Persorsi
I post sul viaggio in India del Sud
Per ripercorrere il mio viaggio nell’India del Sud
- L’itinerario
- Al centro del mondo, a Mumbai
- Quel maledetto treno per Ooty
- Nel mercato di Mysore
- Kerala, sognando sulle backwaters
4 Commenti
Immagino, devo essere un’esperienza splendida. Intanto grazie per le info.. Se dovessi avere altri dubbi magari ti disturbo ancora!
Ciao Patrick! :) Sto costruendo il mio itinerario per il Kerala (ebbene si, finalmente a fine dicembre andrò per la prima volta in India). Ci piacerebbe fare il giro in barca da Kollam ad Appeley: voi non siete riusciti a farlo perché era bassa stagione? È molto più caro che farlo partendo da Allepey? Il prezzo che hai riportato qui era a persona o per due? Grazie! :)
Ciao! Il prezzo era per la barca mancia esclusa, ma ho chiesto l’anno scorso perché stavamo realizzando la guida viaggiautori ed erano un po’aumentati. Su Kollam-alleppey avevo letto che era possibile ma in realtà mi hanno risposto picche tutti adducendo la bassa stagione o non rispondendo proprio. Quindi non ti so dire esattamente! Esperienza splendida, comunque!