Paolo Rumiz è uno dei miei scrittori di viaggio preferiti. Pochi sono in grado, come lui di fondere in un racconto pensieri, immagini, luoghi, suoni. Forse è anche troppo bravo, forse talvolta è in grado di trasportare i suoi viaggi in una dimensione quasi onirica. Sembrano quasi finzione. E spesso magari e così, perché dietro all’apparente casualità di incontri e percorsi, c’è sicuramente un attento studio, sempre. E forse Rumiz, è troppo bravo, al punto di farci sognare anche luoghi dove non è stato, come in Tre uomini in bicicletta, nel quale ci racconta anche le tappe nelle quali non ha pedalato. Ma facendoci credere di essere lì comunque, con lui. A faticare, osservare, ricordare, mentre il paesaggio cambia lentamente intorno a noi.
Ma glielo perdono. Leggere Rumiz è sognare, lungo i tortuosi fili della storia, della geografia, delle culture e delle emozioni.
Viaggiare da soli secondo Rumiz
In una bella, purtroppo breve, intervista sul blog di Alberto Mucignat, Rumiz parla di viaggiare, da soli e con lentezza, che è anche la mia idea di viaggio, quando mi è possibile, e dice:
Difficile diventare adulti se non si fa un viaggio da soli. È un modo per superare la paura dell’altro e anche di se stessi, in cui ci si trova a fronteggiare la nostalgia, si arriva alla riscoperta delle radici.
e poi
Finché non fai un viaggio da solo non impari a rapportarti con gli altri: chi si presenta da solo è più inerme, ma viene anche accolto meglio dalle persone che si incontrano
sottoscrivo.
(L’immagine è la copertina di E’oriente, ci sono i miei preferiti, fra i viaggi di Rumiz)
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Ciao, ho trovato questo tuo post cercando notizie su Rumiz, e condivido la filosofia del viaggio che esprimi. Ti segnalo un’intervista che ho fatto a Rumiz qualche giorno fa: http://www.trentoblog.it/gentididio/?p=24
Buon viaggio!
Andrea Bianchi