Una notte in una fattoria giapponese

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Giappone rurale: una notte (e una mattina) in una fattoria della penisola di Kunisaki, nel nord del Kyushu

“Vedete le risaie?”, ci chiede la signora Fusako, “credo che spieghino molto della società giapponese”. Siamo in auto con la padrona di casa. Abbiamo dormito in una fattoria nel cuore della penisola di Kunisaki e ora ci sta portando a vedere le loro coltivazioni. Stiamo costeggiando risaie a terrazza e sembrano larghi gradini che scendono verso il fondo della valle. Scale adatte a un gigante, sono di un verde intenso, che brilla nella luce del mattino.
“Vedete, in Giappone è molto difficile dire un no, si evita sempre una negazione diretta. Io ho vissuto in Europa e in Giappone lo trovavo incredibilmente frustrante, incomprensibile. Poi ho visto le risaie e ho capito. Il Giappone era un Paese agricolo. Se si litiga, se c’è contrasto non arriverà acqua sufficiente a ogni risaia perché tutto dipende dalla correttezza del proprio vicino. Tutti devono andare d’accordo, altrimenti il sistema crolla”.

Risaie nella prefettura di Oita
Risaie nella prefettura di Oita (foto di Patrick Colgan, 2018)
La penisola di Kunisaki
La penisola di Kunisaki

Il ritorno alla campagna

Fusako e suo marito Masayoshi non fanno questo lavoro da sempre: si sono reinventati agricoltori. Fino a qualche anno fa abitavano a Tokyo con i loro figli e lavoravano in ufficio. Poi è cambiato tutto. Lo spartiacque è il terremoto del 2011. Lo tsunami devastò le coste orientali nel nord dell’isola di Honshu, ma quel giorno lo ricordano bene anche gli abitanti della capitale anche se non fu altrettanto tragico.

Quei momenti me li hanno raccontati in tanti, amici e conoscenti che vivono a Tokyo: le scosse fortissime, i grattacieli che ondeggiavano. E poi il blocco dei mezzi pubblici e i quartieri periferici che improvvisamente erano diventati incredibilmente lontani: chilometri e chilometri da percorrere a piedi per tornare a casa. Nei giorni successivi a casa di Fusako e Masayoshi mancarono l’acqua e il gas. Da allora la famiglia decise di lasciare la città, di essere più unita e autosufficiente, producendo da sola quello che serviva, senza dover dipendere da nessuno: anche nel caso di una calamità sarebbero stati vicini. E così si trasferì in un angolo dell’isola meridionale del Kyushu, fra campi, boschi e risaie. In quest’isola, della quale è originaria la famiglia di Fusako, c’erano una vecchia casa secolare da risistemare e terra in abbondanza.

E’ un mondo che si sta sfilacciando, quello della campagna: quasi tutti sono anziani e l’arrivo di una nuova famiglia è raro. “Tanti ci affittano i loro campi perché non sono più in grado di lavorarli”, ci spiega. Ma in futuro, aggiunge, altri faranno la loro scelta. Lo credo anch’io.

Fusako in uno dei campi della fattoria Maruka
Fusako-san in uno dei campi della fattoria Maruka (foto di Patrick Colgan, 2018)

Quella che stiamo attraversando è una campagna senza tempo, bellissima anche se è tutt’altro che appariscente: si avverte la continuità con un passato lontano, un filo ininterrotto. Nei boschi che ci circondano, a pochi chilometri, ci sono antichi Buddha in pietra, templi dimenticati, il ricordo degli eremiti che mille anni fa vivevano da queste parti. Non mi stupirei se ne uscisse uno dal sentiero.

Alle volte sento ironizzare sui chi chiede di vedere il vero Giappone, quello autentico. Il Giappone rurale. Anche io ricevo su questo blog richieste di questo tipo e forse sono un po’ naif. Sono domande che sottintendono che Tokyo non sia autentica. E invece la capitale è verissima ed è un prodotto della storia del Giappone. Però non è tutto perché quando si esce dalle città, non solo da Tokyo, c’è un altro Paese, anche se purtroppo si sta spopolando. Però per me è innegabile che in queste valli rigogliose, fra gli altissimi cedri giapponesi, vecchie case e santuari con i portali torii in pietra si trovi il cuore antico del Giappone, lucente come una gemma.

La vita nella fattoria

Oggi la fattoria Maruka produce circa 60 tipi diversi di ortaggi. E ha anche una coltivazione di funghi shiitake nel bosco (dalla prefettura di Oita, nella quale ci troviamo, arriva il 46% di questi funghi prodotti in Giappone). I loro primi clienti sono gli ex colleghi di Tokyo ai quali inviano cassette con i prodotti di stagione. Gli ortaggi costano molto in Giappone e quelli biologici come quelli della Maruka ancora di più, e non sono nemmeno facili da trovare.

Verso la coltivazione di funghi
Verso la coltivazione di funghi (foto di Patrick Colgan, 2018)
Funghi shiitake
Funghi shiitake (foto di Patrick Colgan, 2018)
Funghi shiitake
Un fungo shiitake (foto di Patrick Colgan, 2018)
La fattoria Maruka
La fattoria Maruka: è una vecchia casa, di un tipo che si chiama kominka (foto di Patrick Colgan, 2018)
La nostra stanza
La nostra stanza (foto di Patrick Colgan, 2018)

Erano anni che volevo dormire in una fattoria, nel mezzo della campagna giapponese. E questa era l’occasione giusta: avevamo un’auto e avevamo in programma di visitare zone rurali.

Nella loro vecchia, bellissima casa, la famiglia ha ricavato una spaziosa stanza per gli ospiti con i futon srotolati sul tatami. La cucina e sala da pranzo sono sovrastate da grandi, bellissime travi arcuate, create forse un secolo prima. La cena, tutti assieme nella grande sala, raccontandoci le nostre storie davanti a un piatto di buonissimo tempura e a un bicchere di sake è di quelle esperienze che rendono indimenticabile un viaggio.

Come arrivare, come prenotare

Siamo nella prefettura di Oita a circa un’oretta da Beppu e a poco meno di tre ore da Fukuoka. Ma qui c’è anche un aeroporto, quello di Oita è ad appena 25 minuti dalla fattoria Maruka.

La zona della penisola di Kunisaki, nota anche come Rokugo Manzan, è famosa per i suoi templi e i Buddha in pietra e ci sono anche altre opportunità di farm stay in fattorie della zona: se fate qualche ricerca troverete altre fattorie dove alloggiare, per esempio su Voyapon (in inglese; guardate i link in fondo).

Per prenotare usate il form sul sito della fattoria Maruka.  Alloggiare nella fattoria costa 5.300 a testa (3.800 i bambini), sovrapprezzo di 1500 per la cena con i prodotti locali (spettacolare). La signora Fusako parla benissimo l’inglese. Se pernottate prevedete di restare almeno qualche ora in zona la mattina per conoscere la realtà della fattoria ed esplorare i dintorni: a pochi chilometri c’è il famoso tempio Futago-ji.

Se invece volete fare un’esperienza di lavoro in una fattoria giapponese c’è l’opzione del wwoofing (che però, per il momento, alla Maruka non fanno): più informazioni su Wwoof Japan.

I post sul viaggio in Kyushu

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