Le dune di Tottori

di

Uno spettacolo della natura sul Mar del Giappone, dove sono arrivato per caso

Ripenso spesso all’ultima immagine che mi è rimasta del Giappone prima che diventasse ancor più lontano di quanto non sia, irraggiungibile a causa della pandemia. Un’immagine un po’ surreale, che si confonde con il sogno: tante persone che salgono, arrancano, a volte cadono su una grande duna di fronte al Mar del Giappone. Sembra la fine di un film, anzi quasi troppo perfetta e simbolica per essere credibile. A volte mi è capitato di pensare che quest’immagine onirica sarà l’ultima che mi resterà del Paese. O addirittura del periodo della mia vita dedicato ai viaggi e immagino i titoli di coda che passano, tutte le persone e i luoghi che ho incontrato che scorrono in verticale sullo schermo.

Le dune di Tottori sono così, sembrano un paesaggio astratto. Sembrano la fine del mondo: se la Terra fosse piatta il bordo me lo immaginerei così. E nel ricordo diventano ancor più strane, avvolte dal silenzio: per qualche motivo non ricordo i suoni, anche se sicuramente si sentivano il vento, il mare, il vociare delle persone. I giapponesi sono silenziosi, ma non sempre, quando sono in gita.

Le dune di Tottori
Le dune di Tottori (foto di Patrick Colgan)

E pensare che ci sono arrivato per caso, alle dune. Ero sul bus da Yumura onsen a Tottori, quando era stata annunciata la fermata sakyū: nemmeno lo sapevo cosa significava, ma l’enfasi mi aveva incuriosito. Google mi ha rapidamente svelato che ero alle dune di Tottori (鳥取砂丘). Non era previsto, avevo margini di tempo strettissimi, ma sono convinto che in viaggio (e nella vita), i segni e le opportunità vadano colti. E così sono sceso in maniera un po’ avventata, con tanto di zaino pesante, zaino piccolo, una borsa di souvenir e senza sapere bene cosa mi aspettasse se non che era un celebre sito turistico.

Guardandosi indietro verso la stazione della seggiovia (foto di Patrick Colgan)

Un paesaggio unico in Giappone

Le dune coprono un’area di circa trenta chilometri quadrati. Si sono formate circa centomila anni fa e presto potrebbero anche sparire visto che la loro area è in costante riduzione a causa degli interventi dell’uomo che hanno modificato l’ecosistema. Sono dune piuttosto giovani, quindi, anche se sembra un paesaggio eterno e immenso: guardando a destra e a sinistra le si vede stendersi ondulate, in maniera indefinita, come una coperta gialla appoggiata sul bordo del mare, continuamente scolpite e modellate dal vento. Non ci sono molti altri posti come questo in Giappone, penso. Se non avessi saputo di essere lì, a Tottori, avrei pensato di essere in Namibia.

Le dune di Tottori, foto di Patrick Colgan

Le ricordo così, perfette e bellissime anche se il contesto era tutt’altro, in realtà. Come quasi in ogni luogo turistico del Giappone, vi si trova un mix di servizi perfetti e capillari (bagni, ristorante, deposito bagagli – per fortuna visto che ne ero pieno – negozi…) e di atmosfera ludica, un po’ infantile. Ci sono addirittura cammelli e un museo di sculture di sabbia.

Per superare il tratto di strade, case e dune che separa la biglietteria dal punto più spettacolare, quello vicino al mare, si hanno due opzioni: una seggiovia (strambi seggiolini legati a una fune senza alcun tipo di cinture di sicurezza) o una cabinovia dalle partenze meno frequenti. Poi tutti si avventurano in autonomia fra le dune e arrancano sulla sabbia.

Pensavo sarebbe bastato qualche minuto per arrivare alle dune e che mi sarei seduto a godermi lo spettacolo della natura. Ma in realtà non è così semplice e anche molti giapponesi sembrano scoprirlo troppo tardi.

Sulla duna c’è gente che fa fatica, ci sono ragazze che tengono le scarpe in mano: sono venute con calzature inadatte e forse impreparate a questo luogo. E poi c’è gente che, chissà come, è scesa fino al bordo di quel mare vasto e un po’ inquietante scendendo per il versante ripidissimo che arriva al mare.

Le dune di Tottori, foto di Patrick Colgan

Come arrivare alle dune di Tottori

Tottori è a sole due ore di Shinkansen da Osaka e ci si arriva abbastanza semplicemente (ho inserito la zona al termine del mio viaggio in Shikoku che è da tutt’altra parte, per dire) ed è la stazione di riferimento per esplorare l’area che si affaccia sul mar del Giappone a nord. Una zona ricca di bellezze naturali e di onsen, come Kinosaki o la zona di Shin onsen e Yumura onsen. Il museo delle sculture di sabbia è chiuso fra tardo autunno e primavera.

Vietatissimo fare scritture sulla sabbia come il tizio nero (o è un ninja?) nel fumetto.

Le dune sono abbastanza vicine alla città, sul mare. Si possono raggiungere dalla stazione in bus in 20 minuti o anche in taxi (poco più di duemila yen).

Tutti i post del mio blog dedicati al Giappone

Potrebbero interessarti

4 Commenti

Gabriella Gennaio 20, 2021 - 11:45 am

Ciao Patrick, sono stata sulle Dune due anni fa, mi ci ha portata un amico e una volta in cima ci siamo rotolati giù come due bambini, riempiendoci di sabbia. Paradossalmente anche a me sono rimaste più impresse le immagini che i suoni.

Reply
Valentina Gennaio 6, 2021 - 3:18 pm

Non vedo l’ora di leggerti, i tuoi scritti sono sempre una grande fonte di ispirazione :-) A presto!

Reply
Patrick Colgan Gennaio 6, 2021 - 1:40 pm

Non volevo riempirti di malinconia e mi dispiace. Non è che lo pensi in questo momento: anche io sono convinto che ripartiremo e lo spero fortemente, anche per tutti gli amici che fanno i travel blogger come lavoro principale o che sono occupati nel turismo. Ma in questo 2021 l’idea di poter ricominciare viaggiare è sembrata a volte lontanissima e anche il Giappone è sembrato a distanze siderali, irraggiungibile. E mi è capitato di pensare, a volte, solo a volte, come ho scritto, che non avrei più viaggiato o non ci sarei più tornato.
Fra l’altro pubblicherò in questi giorni un post, che è in bozza da alcune settimane, dedicato a quando ricominceremo a viaggiare.
ciao, a presto!

Reply
Valentina Gennaio 6, 2021 - 1:53 am

Caro Patrick, sarà il periodo, ma questa tua frase mi ha riempita di malinconia: “A volte mi è capitato di pensare che quest’immagine onirica sarà l’ultima che mi resterà del Paese. O addirittura del periodo della mia vita dedicato ai viaggi e immagino i titoli di coda che passano, tutte le persone e i luoghi che ho incontrato che scorrono in verticale sullo schermo.”.
Mi auguro che la intendessi in senso lato…perché ripartiremo, eccome se ripartiremo, e le meraviglie che abbiamo visto saranno lì ad aspettarci assieme a quelle che dobbiamo ancora scoprire

Reply

Lascia un commento

Consenso gdpr (alcuni dati verranno salvati al solo fine di tener traccia dei commenti stessi)

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

wp_footer()