Due giorni a Dubai

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Di passaggio negli Emirati Arabi, in viaggio verso la Nuova Zelanda. Perché  prima o poi a Dubai ci si ferma.

Osservo dall’alto la distesa di luci nel deserto che si spegne nel buio del mare. Migliaia di puntini luminosi, migliaia di impianti di aria condizionata che rendono vivibili gli appartamenti dove altrimenti si soffocherebbe come qui, ora, all’aperto. Non posso fare a meno di pensare alla smodata quantità di energia e di soldi che mantengono artificialmente in vita questa città, sorta dove non dovrebbe, in modo disordinato e sgraziato. Dubai è la città del futuro, dicono. Ma io il futuro lo immagino, lo spero, differente: se questo flusso di denaro dovesse interrompersi, fra vent’anni qua potrebbe esserci di nuovo il deserto, penso.

Dubai in estate è rovente. È mezzanotte e ci sono 39 gradi, l’umidità è altissima e si incolla sui vestiti, sulle superfici degli oggetti. Ci siamo seduti all’aperto in un rooftop bar per vedere il panorama, ma sembra di essere in un bagno turco, la fine di agosto qui è così: i tavoli vicini al nostro sulla cima di un grande hotel dalla forma triangolare sono fradici come se avesse piovuto da poco. E invece non piove da mesi e questa è l’unica acqua dolce che si possa trovare da queste parti senza aprire un rubinetto. “Che città è questa? —si chiedeva un tassista pachistano con il quale avevamo scambiato qualche chiacchiera durante un tragitto —. Dubai va bene per lavorare, il lavoro è buono, mando a casa soldi per la mia famiglia. Ma non va bene per nient’altro, con questo caldo non puoi startene in un parco, non puoi far niente. È una città per i ricchi, per chi ha soldi e può starsene tutto il giorno in un centro commerciale”. O, a giudicare dal conto astronomico che ci viene presentato, sul tetto di un albergo, a sorseggiare un cocktail.

Le foto scattate dall'Uptown bar di Dubai

Le foto scattate dall’Uptown bar di Dubai. Si inteavede sulla destra la sagoma illuminata del Burj Khalifa, a 830 metri il grattacialo più alto del mondo. (foto di Patrick Colgan, 2015)

I centri commerciali di Dubai

Puoi sciare, o fare un’immersione sub in mezzo agli squali in un enorme acquario su tre piani, a Dubai. I centri commerciali principali sono Dubai Mall ed Emirates Mall, luoghi della possibilità, dei divertimenti un po’ infantili e assurdi. “Sembra che che a Dubai facciano qualcosa solo per far vedere che possono farlo: si dicono ‘vediamo come possiamo buttare i soldi oggi’, e lo fanno”, mi aveva detto un conoscente. E l’impressione al Dubai Mall è proprio questa. Aria condizionata spinta, l’enorme acquario e cascate d’acqua che non si sa bene da dove arrivi. E poi un grande vuoto. Gli spazi sono enormi e non ho idea se ci siano in momenti in cui c’è più gente, ma sembra davvero tutto troppo grande: l’espressione ‘cattedrale nel deserto’, non è mai sembrata così perfetta. Come scrive la guida, non sono esattamente  “posti in cui si va per comprare uno spazzolino”, ma abbondano invece cover e accessori per smartphone, vestiti, gioielli, ed elettronica.
Ci si arriva solo in auto, andare a piedi è praticamente vietato (e sarebbe comunque impossibile). E quando proviamo a uscire per affrontare i 46 gradi dell’esterno ci ricacciano indietro: dobbiamo assolutamente avere un’auto o prendere un taxi. Non è nemmeno semplicissimo prendere un taxi: dobbiamo dribblare un abusivo che pretende il doppio di quanto abbiamo calcolato con un taxi normale (e in effetti avremo ragione) e poi impegnarci per trovare la strada per la stazione dei taxi nei dedali sotterranei del centro commerciale. È un po’ come i casinò di Las Vegas: entrare non è difficile, uscire può essere un problema.

Due giorni a Dubai, i grattacieli non mancheranno

Un po’ di grattacieli a Dubai (foto di Patrick Colgan, 2015)

La sobria cascata del Dubai mall (foto di Patrick Colgan, 2015)

La sobria cascata del Dubai mall (foto di Patrick Colgan, 2015)

La città vecchia: Bur Dubai e Deira

C’è anche una Dubai a me un po’ più congeniale. La città vecchia, per esempio, avvinghiata al Creek, un’insenatura di acqua salata che taglia la città in due, separando Bur Dubai e Deira, vicino all’aeroporto. Ci arriviamo infilandoci sull’enorme autostrada che qui si prende anche per fare pochi chilometri, passiamo a fianco dell’Emirates Mall con la strana appendice a zig zag della pista di sci artificiale che dall’esterno sembra l’involucro di un grande acquascivolo e ho tempo di chiedermi a cosa serva la metro che è praticamente irraggiungibile a piedi (un mistero che forse con qualche giorno di più avrei risolto). E poi veniamo lasciati in mezzo alla strada sotto una luce abbacinante.

Deira non è nulla di speciale, assomiglia a una cittadina mediorientale qualsiasi, anonima. Ci sono i soliti edifici senza carattere né forma, che portano male i loro pochi decenni di storia, e poi i souk, delle spezie, dei profumi e dell’oro (con una scintillante via di gioiellieri): fra i profumi delle spezie e qualche prodotto artigianale interessante c’è molta paccottiglia e commercianti così insistenti da far impallidire Marrakech, non me ne vogliano i loro colleghi marocchini. Così finiamo per fermarci a prendere delle belle babbucce dall’unico, simpatico, commerciante che proprio non ci fila nemmeno di striscio fino a quando non ci facciamo notare. Poi torniamo lungo il Creek, dove sono ormeggiate tante barche in fila. Prendiamo una delle imbarcazioni che fanno la spola sul Creek (tenetevi degli spiccioli, 1 dirham a tratta) per andare a Bur Dubai.

Vorremmo pure vedere il museo di Dubai, ma lo troviamo chiuso per motivi poco chiari. E così, sudati e un po’ disorientati cerchiamo di arrivare fino al vecchio quartiere di Al Bastakiya, ma dopo aver sbagliato strada un paio di volte — qui si può camminare — le gambe si piegano molto prima di arrivare a destinazione, sotto le martellate del caldo rovente. Riusciamo a malapena a trascinarci in un ristorante indiano vegetariano (Puranmal) dove l’aria condizionata gelida per una volta significa salvezza. Qui, per pochi dhiram, facciamo un pranzo indimenticabile seguendo i suggerimenti del cameriere: Paneer Labadar, ancora posso sentirne il sapore. A Dubai ci si va anche per provare i sapori di tutto il mondo, non solo quelli mediorientali.

Al Bastakiya, foto di Diego Delso, da Wikimedia commons licenza creative commons cc-by-sa 3.0

Al Bastakiya, dove non siamo arrivati. Foto di Diego Delso, da Wikimedia commons
licenza creative commons cc-by-sa 3.0

La Dubai che mi piace

Ma più che la città vecchia c’è un’altra Dubai che mi piace e mi lascia con una sensazione positiva un po’ imprevista, e forse un po’ superficiale. È una città, vero, dove c’è manovalanza proveniente da mezza Asia che lavora in condizioni difficili, anche ambientali (basta pensare all’edilizia). Ma è un posto che ha una strana atmosfera cosmopolita: del resto l’80 per cento della popolazione è straniero.

A parte i lavori più umili e i tassisti, moltissimi sono pachistani, c’è gente da tutto il mondo (Estremo Oriente ed Europa in particolare) che fa i lavori di fascia media: cuochi, camerieri, baristi, commessi. La presenza di così tanti giovani di Paesi diversi in città per fare un’esperienza di lavoro emana una positività, un ottimismo difficili da descrivere, ma che però posso percepire. Forse, se avessi vent’anni, immagino, sarebbe un posto dove andare per sei mesi.

Fuori Dubai: l’escursione nel deserto

Il deserto di sabbia, l’Erg, è sempre bellissimo. E per me vale la pena partire con un gruppo per vederlo, quando è possibile, anche se è tutto ‘turistico’, nel senso più negativo del termine. L’escursione organizzata (proposta da molte agenzie) si fa in fuoristrada e la destinazione è un accampamento dove si cenerà nel deserto. I fuoristrada delle varie agenzie passano un checkpoint, l’area è recintata, e si radunano in un parcheggio. Possono diventare diverse decine. E poi partono in fila indiana. Del pacchetto fa sempre parte la guida sportiva sulle dune, piena di bruschi saliscendi e derapate sulla sabbia, in stile Parigi-Dakar. Chi soffre di mal d’auto prenda precauzioni. Quindi, dopo uno spettacolo di falconeria, si va a cena. E, sorpresa, l’umidità qui è molto più bassa che in città ed è decisamente meno caldo.

I fuoristrada nel deserto di Dubai

I fuoristrada nel deserto di Dubai (foto di Patrick Colgan, 2015)

Il deserto di Dubai

Il deserto di Dubai

Informazioni utili e orientamento a Dubai (in pillole)

Negli Emirati prima poi ci si ferma se si vola verso l’Asia. Due giorni a Dubai possono essere appena sufficienti per farsi un’idea, ma anche se la città non è proprio a noi congeniale, ci è rimasta l’impressione che saremmo dovuti rimanere un paio di giorni in più.

  • Una lunga striscia. La città si sviluppa per molti chilometri lungo la costa, è una grande striscia abitata. Per spostarsi il modo migliore ci è sembrato il taxi. La metro era sempre troppo lontana da raggiungere a piedi sotto il sole rovente.
  • Caldo. Siamo andati a fine agosto/inizio settembre, nel periodo più caldo. Non è sempre così rovente (ma quasi).
  • Mare? In spiaggia non siamo riusciti ad arrivare, era troppo caldo
  • Gite fuori porta. Da Dubai, con più tempo, si possono raggiungere i vicini emirati di Abu Dhabi e Sharja
  • Il grattacielo più alto. Non siamo saliti sul Burj Khalifa, la struttura artificiale più alta del mondo. Le prenotazioni sono consigliate, comunque.
  • Rooftop bar. Occhio ai prezzi (a volte ci sono sconti interessanti), ma un cocktail su un bar in cima a un grattacielo è indimenticabile. L’Uptown bar al Jumeirah beach hotel si affaccia direttamente sul famoso Burj Al Arab, l’hotel a forma di vela su di un’isola artificiale.
  • Link. Nel post di Silvia, la sua esperienza a Dubai.
  • Dopo siamo ripartiti per la Nuova Zelanda.
  • Se potete non fate come noi: non andate a Dubai in estate!
La partenza da Milano

La partenza per il viaggio di nozze da Milano, ancora piuttosto scombussolati dalla festa del giorno prima


3709d0fPatrick Colgan, sono giornalista e blogger, vivo a Bologna. (chi sono) Uso delle foto: tutte le foto scattate da me e pubblicate su Orizzonti hanno la licenza creative commons attribuzione-non commerciale. Potete usare e distribuire le foto per scopi non commerciali, ma vanno attribuite a me, includendo il mio nome e un link funzionante al blog e la medesima licenza creative commons. Per scopi commerciali siete pregati di contattarmi
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9 Commenti

Manuela Novembre 21, 2015 - 6:15 pm

Bello sentirti parlare di Dubai!
Sono sincera, penso più o meno quello che hai scritto tu!
E’ una città in cui bisogna passare prima o poi, magari senza più avvertire la necessità di tornare. Ma un’idea bisogna farsela.
E l’aspetto più interessante, col senno di poi, è proprio il suo essere cosmopolita.
Ho amici e conoscenti che lavorano lì. E sì, Dubai, è uno di quei posti in cui andare a vivere per 6 mesi da giovanissimi :)
Un abbraccio e buona Cambogia,
Manu

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patrickcolgan Novembre 29, 2015 - 8:04 pm

Grazie per aver lasciato un commento. Sì Dubai è proprio così!
Siamo appena rientrati dalla Cambogia, quanto ci manca! Un abbraccio!

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Claudia Ottobre 28, 2015 - 11:38 am

Grazie per il post, che tra l’alto casca proprio a fagiolo ;) Ti chiedo: visto che avrò una coincidenza lunga (8 ore) in aeroporto a Dubai e vorrei uscire a vedere la città (almeno un pochino), come posso fare? si deve fare il visto? dici che vale la pena?

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patrickcolgan Ottobre 28, 2015 - 12:27 pm

Il visto lo fai direttamente in aeroporto, è gratuito. C’è un po’ di fila, ma è tutto abbastanza efficiente (a proposito, voli Emirates? Mi han detto che in genere è tutto più veloce con Emirates ma non ho conferme, solo un sentito dire). Tieni conto che Deira e Bur Dubai, la parte ‘vecchia’ della città sono molto vicine all’aeroporto quindi potresti anche fermarti da quelle parti se sei stretta come tempi o tenerle per ultime.
Ma riesci anche ad arrivare nel centro moderno, se vuoi, se non c’è troppo traffico (a volte tremendo): in taxi sono 25 minuti dall’aeroporto alla Marina di Jumeirah beach, meno per arrivare al Burj Khalifa o all’Emirates mall per farsi un po’ di sci :D

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Claudia Ottobre 28, 2015 - 12:33 pm

Sì, volo Emirates. Bene, grazie per le info, vedo che la cosa è fattibilissima :) così darò finalmente anche io una sbirciatina alla fantomatica Dubai

Grazie Patrick!

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Luna Ottobre 28, 2015 - 10:49 am

Sono una voce un po fuori dal coro, ma a me Dubai è piaciuta tanto, con tutta la sua artificiosità. Prendere la metro è un’ esperienza stra consigliata primo perché viaggia su monorotaia e senza conducente ,secondo perché copre distanze notevoli ( anche 20 minuti tra una fermata e l altra) per la maggior parte in superficie e ti permette di vedere un po della città passando tra i grattacieli e quasi sfiorandoli. È molto carino il percorso fino a palm island, con approdo finale al mega complesso dell Atlantis. Anche la spiaggia è bella: bianca, con mare cristallino. Noi siamo stati ad aprile quindi il clima lo permetteva: era caldo ma non asfissiante. Tra i centri commerciali mi sono piaciuti tanto il Wafi center tutto in stile antico Egitto e l Ibn Batutta, diviso per continenti, sempre nel sobrio stile arabo ma affascinanti da vedere. È molto gradevole anche la passeggiata serale lungo il Creek, magari con traversata delle acque a bordo delle imbarcazioni tradizionali in legno. Affascinanti il souk dell oro e quello delle spezie. Obbligatorio prenotare il burji khalifa o si rischia di rimanere fuori. Scusa se mi sono dilungata ma mi hai riportato alla mente un bellissimo viaggio programmato tanti mesi prima, non come scalo ma proprio per vedere Dubai in tutto il suo scintillante fulgore! Grazie dunque e buona giornata!

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patrickcolgan Ottobre 28, 2015 - 11:12 am

Sono io che ringrazio te per avere lasciato un commento e la tua esperienza, che mi permette di vederla con occhi diversi e mi conferma che non era proprio la stagione adatta! Io non posso dire che ‘non mi sia piaciuta’, non lo dico di nessun posto e infattii ci sono lati, momenti che mi hanno affascinato. Ci sono però posti di cui mi sono innamorato, e Dubai non è fra questi, ma in genere tutti i posti sono interessanti. I souk e il creek sono posti affascinanti e anche l’avanti e indietro delle barche, gli absar, e anche i centri commerciali sono interessanti, nella loro assurdità. Però non è un luogo sostenibile, è un luogo artificiale che mi dà un’incredibile senso di precarietà e un po’ di oppressione. E poi è troppo disordinata per essere una città artificiale, e mal progettata: in una città nuova, le sopraelevate, il traffico asfissiante, la metro che sembra quasi un corpo estraneo, non dovrebbero esserci, insomma non mi stupirei davvero se fra vent’anni ci fosse di nuovo il deserto e basta.
a presto!

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Pam | a Blonde around the World Ottobre 27, 2015 - 9:03 pm

Dubai per me è ancora un sogno nel cassetto! Bellissime foto come sempre, e come esperienza quella che più mi attira è il tour nel deserto! :)

Reply
patrickcolgan Ottobre 28, 2015 - 11:18 am

Ormai non sono tanti i deserti di sabbia davvero sicuri in cui si può andare in tranquillità. Marocco e pochi altri posti. Dubai è fra questi, e merita! :)

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