A Takayama per il matsuri di ottobre

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Ritorno in Giappone per una festa antica ed emozionante, il Takayama matsuri di ottobre, o Hachiman matsuri

Nell’ormai lontano 2013 l’avevo vista deserta, gelida, con la neve accumulata sui tetti ai lati delle strade. Hida Takayama, fra i monti a nord di Nagoya, era sicuramente affascinante anche d’inverno. Ricordo la luce obliqua, il legno scuro delle case antiche, le strade vuote e il rumore del fiume. E poi l’acqua bollente dell’onsen del minshuku in cui alloggiavamo, unici ospiti. E infine ricordo il sapore dolce e indimenticabile della carne di Hida cotta nell’hōba miso su di una foglia di magnolia. servitaci a cena.
Ora stento a riconoscere la cittadina mentre mi faccio largo a fatica fra la folla festante che si accalca lungo il corso d’acqua, fra bancarelle che vendono spiedini, okonomiyaki, crèpes e lattine di birra accanto alle tradizionali bamboline di pezza e frutta e verdura di stagione.

La splendida città vecchia di Takayama
La splendida città vecchia di Takayama (foto di Patrick Colgan, 2016)

Nel 2013 eravamo stati al Takayama matsuri yatai kaikan, il museo delle due grandi feste religiose, matsuri in giapponese, che si tengono dal ‘600 in primavera e autunno (14-15 aprile e 9-10 ottobre). E mentre ammiravamo i grandi, antichi carri della festa che vengono trascinati a braccia per le vie del paese in ottobre e in aprile, io e Letizia avevamo immaginato di tornare un giorno per partecipare all’evento. Avevamo chiuso gli occhi e visto quelle grandi, pesanti impalcature di legno decorato spostarsi. Sembrava solo una fantasia. Invece lo abbiamo fatto davvero.

Abbiamo prenotato con difficoltà, gli alberghi con sei mesi di anticipo, abbiamo viaggiato per oltre quattro ore da Tokyo e ora siamo davvero qui. Non solo con mia moglie (nel frattempo ci siamo anche sposati), ma per una volta con noi c’è pure un gruppo di amici, parenti, ci sono pure i miei piccoli nipoti di uno e tre anni. Sono qui davvero.

Amo ritornare nei posti che ho già visitato, non avrei mai creduto però che sarebbe successo così presto.

Il Takayama matsuri (高山祭)

Quello di Takayama, che significa semplicemente ‘alta montagna’, è tradizionalmente considerato uno dei festival più belli del Giappone accanto al Gion Matsuri di Kyoto e al Chichibu Yomatsuri. Il clou della festa è la sfilata notturna dei grandi carri al termine della prima giornata di matsuri. Le due feste prendono il nome dei santuari ai quali sono dedicate. La festa di primavera riguarda la parte sud della cittadina ed è detta Sannō matsuri: è considerata più spettacolare (i carri transitano anche su di un ponte). La festa d’autunno è detta Hachiman matsuri e coinvolge la parte nord. I carri sono in tutto una ventina e solo uno è usato in entrambe le festività.

In origine le due feste erano nate per celebrare la fine dell’inverno e il raccolto.

Poiché i carri sono molto antichi e deliccati, in caso di maltempo, anche leggero, la sfilata può venire annullata. Ed è per questo che oggi mi sono svegliato con paura sentendo il rumore della pioggia battente, solitamente rilassante. Era il terrore che tanta fatica fosse stata inutile. Ma aveva ragione il ristoratore che la sera prima ci aveva rassicurato: “Nel pomeriggio smetterà di piovere”. E infatti il cielo si sta aprendo. Si vede anche uno squarcio di azzurro.
Intorno alle grandi rimesse che ospitano i carri, disseminate nei vari angoli della città, si vedono già i preparativi per spostarli in vista della prima processione della giornata, con molti uomini in costume che armeggiano con funi e pali di legno. Si tiene intorno all’una ed è una processione di soli quattro yatai, ma è quella che dà inizio alla festa.

I preparativi per spostare uno yatai a Takayama
I preparativi per spostare uno yatai a Takayama (foto di Patrick Colgan, 2016)
I preparativi per spostare uno yatai a Takayama
I preparativi per spostare uno yatai a Takayama (foto di Patrick Colgan, 2016)
Babmbine al santuario di Hachiman
Bambine al santuario di Hachiman, Takayama (foto di Patrick Colgan, 2016)

Prima della partenza della processione i carri vengono disposti (con grande fatica) davanti al santuario scintoista di Hachiman, dove si concentra una folla immensa. Difficile anche solo muoversi per poter ammirare gli Yatai.

(aggiornamento 2021: ovviamente pre-pandemia, chissà come verrà gestita ora questa situazione)

Il concentramento dei carri davanti al santuario di Hachiman, Takayama
Il concentramento dei carri davanti al santuario di Hachiman, Takayama (foto di Patrick Colgan, 2016)
Hachiman matsuri di Takayama, la processione diurna
Hachiman matsuri di Takayama, la processione diurna (foto di Patrick Colgan, 2016)

Matsuri significa anche cibo!

Le bancarelle lungo il fiume Miyagawa, dove ogni mattina si tiene il mercato, vendono il tipico cibo di strada giapponese, dagli okonomiyaki (i celebri ‘pancake’ salati giapponesi) ai takoyaki (polpette di pastella con un piccolo ripieno di polpo). E poi ci sono i costosi spiedini di carne di Hida (6-700 yen a spiedino, ma ne vale la pena), i ‘panini’ di carne (nikuman) e dolci di ogni genere. In tanti acquistano il cibo e poi si sistemano sull’erba lungo il fiume per fare uno spuntino. Si va avanti così fino a notte.

L’atmosfera dei matsuri è questa, una festa per stare assieme, fra sacro e profano.

Oden: verdure e tofu in brodo
Oden: verdure e tofu in brodo, ottimi d’inverno (foto di Patrick Colgan, 2016)
Takayama: spiedini di carne di Hida
Takayama: spiedini di carne di Hida, abbastanza costosi: 600 yen l’uno (foto di Patrick Colgan, 2016)
Street food a Takayama: i classici okonomiyaki
Street food a Takayama: i classici okonomiyaki (foto di Patrick Colgan, 2016)
Street food a Takayama: le bancarelle illuminate nella notte
Street food a Takayama: le bancarelle illuminate nella notte (foto di Patrick Colgan, 2016)

La processione Goshinkō

Un ragazzo vestito con la casacca dei volontari del matsuri mi ferma mentre mi aggiro un po’ perso a un incrocio. Mi sente parlare con un amico: “Sei italiano vero?”. E’ un volontario romeno e capisce la mia lingua, anche se la parla poco. Vive in Giappone e oggi fornisce informazioni agli stranieri. Mi riempie di volantini, programmi, mappe e mi spiega che la processione Goshinkō è da non perdere. Si tiene sia il primo che il secondo giorno della festa: un santuario portatile, mikoshi, viene trasportato per le vie della cittadina con un grande corteo con centinaia di sacerdoti, figuranti, musicisti e… leoni, che entrano nelle case.
Attenzione, sono leoni, non draghi anche se la tecnica della danza è quella classica che in molti collegano ai draghi cinesi. Mi spiegano che quella della Kinzōjishi è una tradizione secolare tramandata fra i giovani del paese e che serve a purificare la città dai demoni.

Seguo la processione, quasi ipnotizzato da musiche, riti e suoni di un altro tempo. Per un attimo è come se rimuovessi  dalla vista i tantissimi turisti, giapponesi e stranieri che affollano le strade, mi sento trasportato nel tempo. Poi improvvisamente il corteo si blocca di fronte al supermercato. E’ il momento di una pausa. Spuntano sedie pieghevoli, tavolini. E poi bottiglie di sake e sigarette, cellulari e snack. Di colpo mi ritrovo in un grande pic nic in costume in mezzo a un parcheggio.

Takayama matsuri, la pausa della processione
Takayama matsuri, la pausa della processione (foto di Patrick Colgan, 2016)
Processione goshinkō, Takayama
Processione goshinkō, Takayama

Takayama matsuri: la processione notturna

Forse ci siamo mossi tardi, al tramonto, ma le vie lungo le quali passa la processione, che sta per partire, sono già strapiene di gente. Il pubblico si accalca e rischiamo di trovarci in terza, quarta fila. Fra la folla noto anche un cambiamento. Sembrano scomparsi quasi del tutto gli stranieri e ora ci sono soprattutto giapponesi. La gente della città e i loro parenti, forse. Ma probabilmente ci sono anche molti turisti locali: sono loro, immagino, che avevano riempito tutti gli alberghi già sei mesi fa.

Alla fine troviamo una stradina che porta alla via della processione e che incrocia il percorso poco prima di metà: riusciamo a trovare un posto in prima fila che difendiamo con i denti. Dovremo solo aspettare un po’, al buio e al freddo: la processione, iniziata alle 18, dura tre ore. E qui arriverà dopo circa un’ora dalla partenza.

Passa un po’ di tempo, poi da lontano arriva un flebile eco di tamburi. Si avvicina lentamente. Quindi appare il bagliore delle lanterne che rischiara un’antica casa di legno: è il primo dei dieci yatai della processione che sta arrivando.

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I carri adornati di lanterne per la sfilata notturna, Takayama
I carri adornati di lanterne per la sfilata notturna, Takayama (foto di Patrick Colgan, 2016)

A circa metà della processione i carri si fermano e si allineano nella via centrale della città. C’è una pausa e quattro gruppi di ragazzi rimettono in scena la danza del leone, la Kinzōjishi davanti a un’enorme folla disposta a cerchio. I vigili invitano le persone delle prime file a sedersi per permettere di vedere a chi è più indietro.

I carri adornati di lanterne per la sfilata notturna, Takayama
I carri adornati di lanterne per la sfilata notturna fermi nel centro di Takayama (foto di Patrick Colgan, 2016)

Verso il termine della processione serale rientro a passo svelto per raggiungere gli amici che sono già andati a sedersi e riscaldarsi da Takayama ramen, poco lontano. Passo davanti a uno dei grandi edifici che ospitano i carri, rischiarato da una tenue luce blu. E’ diventato un piccolo santuario. Non c’è nessuno, a parte un anziano guardiano: sono tutti alla festa. E improvvisamente mi accorgo che i tamburi e i flauti non ci sono più. Solo silenzio.

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Visitare Takayama: informazioni pratiche

  • Come arrivare. Takayama (o Hida Takayama per distinguerla da città omonime) ha una stazione dei treni Jr. Se ci arrivate in treno da Tokyo o Kyoto è consigliabile l’utilizzo del Japan rail pass perché il tragitto è lungo e costa circa 10mila yen. Da Kyoto ci si arriva in poco più di tre ore cambiando treno a Nagoya (da lì 140 minuti con l’espresso). Da Tokyo invece ci vogliono circa quattro ore e si può anche prendere lo shinkansen per Kanazawa, cambiando a Toyama (da lì poco più di un’ora con l’espresso). Io ho anche preso il bus da Kyoto che è una buona alternativa per chi non ha fatto il pass.
  • Il treno. L’espresso che porta a Takayama da Toyama e soprattutto da Nagoya ha enormi finestre panoramiche e attraversa paesaggi di grandissima bellezza. Almeno un viaggio fra andata e ritorno andrebbe fatto con la luce.
  • Destinazioni successive. Takayama è vicina alla famosa località di Shirakawa-gō e alle sue antiche case gasshō  zukuri. A Shirakawa-go ci si va con un bus (circa tre quarti d’ora, 2470 yen per l’andata) che poi prosegue per la splendida Kanazawa.
  • Le festività si tengono 14-15 aprile (Takayama sanno matsuri o spring festival) e 9-10 ottobre (Hachiman matsuri o autumn festival).
  • Pianificate. Se volete andare al festival di Takayama è consigliato prenotare gli alberghi almeno sei mesi in anticipo, anche prima se la festa cade in un week end. Il clou è la processione notturna al termine della prima giornata. La seconda giornata è in tono decisamente minore.
  • Alloggi consigliati. A Takayama sono numerosi, ma abbiamo una passione particolare per il minshuku Kuwatani-ya (dove si mangia anche benissimo se fate la mezza pensione) e per il ryokan Iwatakan, entrambi con onsen per gli ospiti.

Takayama: link utili

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